Daniele Mencarelli a Leggermente, 4 marzo 2022

«Leggere a ritroso significa che la parola chiave per le biografie non è tanto “crescita” quanto “forma” e che lo sviluppo ha senso soltanto in quanto svela un aspetto dell’immagine originaria. [...] La nostra persona non è un processo o un evolversi. Noi siamo quell’immagine fondamentale, ed è l’immagine che si sviluppa, se mai lo fa». 

(James Hillman, Il codice dell'anima)

Nell'ambito del progetto Leggermente, il 4 marzo 2022 il gruppo di lettura della Biblioteca civica Cesare Pavese ha incontrato Daniele Mencarelli, che ha presentato Sempre tornare (Mondadori, 2021), l'ultimo libro di una trilogia autobiografica; quest'ultima oltre ad essere, come tutti i racconti autobiografici, un racconto retrospettivo, si è sviluppata anche a ritroso nel tempo: se i tre romanzi li si legge mantenendo la sequenza della pubblicazione siamo costretti a forzare il naturale scorrere in avanti del tempo di ogni esistenza, procedendo «dalla fine al principio, un libro alla volta». 

C'è un ritorno all'origine, a quel nucleo originario di domande irrisolte, all'inizio di tutti gli interrogativi sulla vita. Mencarelli procede a ritroso nell'esistenza di Daniele (il protagonista dei tre romanzi), con un ordine cronologico inverso, partendo dai fatti più vicini alla prima età adulta, con La casa degli sguardi (Mondadori, 2018) - poi passando per Tutto chiede salvezza (Mondadori, 2020) - fino a tornare indietro all'adolescenza con Sempre tornare (Mondadori, 2021). Sembra essere sottesa, in questa prospettiva, una concezione del tempo circolare e non lineare; d'altra parte anche la sua raccolta di poesie si intitola Tempo circolare (peQuod, 2019) e raccoglie le poesie dal 2019 al 1997, dalle più vicine alle più lontane, con il tempo che sembra riavvolgersi all'indietro.
Il titolo Sempre tornare consente molti rimandi: un ritorno all'origine, un eterno ripercorrere i propri passi e i propri errori, un recupero dell'«immagine originaria», così come ho ricordato in epigrafe, data anche dalla relazione profonda con l'elemento femminile materno (la «patria madre» a cui Mencarelli fa riferimento nella raccolta poetica Guardia alta del 2007). La nostalgia del passato è per Mencarelli lancinante: «Se gli altri sorridono alla nostalgia io piango, il ricordo è un veleno che non so dosare, mi brucia da quando ero ragazzino e volevo tornare indietro, indietro, al tempo di una felicità remota, come di un'infanzia mai vissuta» scrive ne La casa degli sguardi. 

Nella visione lineare, più diffusa nel mondo occidentale, il tempo segue un percorso irreversibile, che parte da un punto e progredisce verso un altro punto, lungo una via di graduale crescita e miglioramento: c’è una direzione, una evoluzione futura all'orizzonte. La temporalità d'altra parte è l’essenza stessa della vita umana e forse il tempo non è né un cerchio né una linea ma un po' tutte e due. Le settimane, i mesi, le stagioni e gli anni si ripetono, tuttavia non sono mai gli stessi ed anche noi ci trasformiamo con loro; ciclicamente tornano compleanni, anniversari e ricorrenze ma non ci trovano uguali a prima; per questo il tempo è da considerarsi, come diceva il filosofo francese Henri Bergson, come un gomitolo, che si forma lentamente ripiegandosi su se stesso ma mai negli stessi punti. 

C'è dunque per Mencarelli un tempo circolare, che è sia il tempo della coazione a ripetere di freudiana memoria, degli errori ripetuti e delle ossessioni che sorgono da una invincibile predisposizione, sia il tempo dei cicli, delle stagioni e dell'origine; coesiste però, nella sua narrazione e poetica circolare, anche un tempo lineare, successione di momenti unici e irripetibili, che in Mencarelli non si interrompe con la fine della vita ma si proietta nella fine dei tempi, nella rinascita fuori dal tempo, perlomeno come domanda di speranza e di salvezza, estranea ad ogni cieco fideismo. 

Uno dei poteri della scrittura d'altra parte è proprio il totale superamento del tempo e dello spazio; la scrittura ha un tempo proprio, una sorta di movimento circolare dotato però di sincronia col presente e di una interna dinamica trasversale, dove inizio e fine, tempo diacronico e tempo sincronico, coincidono per riproporsi sotto vesti differenti.

Come lo scrittore Marco Desiati ha sottolineato, il tempo poetico di Mencarelli si configura in realtà come un tempo «simile ad una  spirale» perché è il tempo dell'esperienza religiosa o delle crisi di crescita feconde, che trasformano senza mai superare del tutto i limiti della debolezza e fragilità congenite all'essere umano.  

Forse tutti saremo salvati
brandelli della tua carne, 
torneremo ad essere uno, 
tutti salvati, oppure nessuno. 

(da Perdonami l'oltraggio, in Supplica, all'interno della raccolta inedita I primi e gli ultimi in Tempo circolare. Poesie 2019-1997)

Testo di Stefania Marengo (Biblioteche civiche torinesi)

La registrazione dell'incontro con Daniele Mencarelli è avvenuta a cura delle Biblioteche civiche torinesi; il video è stato pubblicato sul canale YouTube delle BCT.

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