Enrica Tesio a Leggermente, 10 aprile 2022

«Un tempo conoscevo soltanto stanchezze da temere». 

(Peter Handke, Saggio sulla stanchezza)

Nell'ambito del progetto Leggermente, il 10 aprile 2022, alla Casa nel Parco (la Casa del Quartiere a Mirafiori Sud), il gruppo di lettura LeggiAmo | Letture condivise a KM0 ha conversato con Enrica Tesio - copywriter, blogger e scrittrice - partendo dal suo ultimo libro Tutta la stanchezza del mondo (Bompiani, 2022).

Con il suo tipico humor da allegra pessimista, Enrica Tesio ha scritto «un diario personale ma per nulla segreto» enumerando dodici fatiche, come quelle di Ercole, che non vogliono essere affatto private ma condivise e collettive: la casa, il lavoro, i figli, la felicità, la burocrazia, diventare adulti, i social, la bellezza, la comunicazione, il sesso, l'amore, le piccole cose. Tesio prende l'avvio dalle dimissioni annunciate da Benedetto XVI, l'11 febbraio 2013, motivate dall'impossibilità di ben amministrare - col venir meno delle forze giovanili e per la stanchezza procuratagli dall'età avanzata (“ingravescente aetate”) - il ministero affidatogli.

Tesio sottolinea come, con questo gesto di rinuncia, il papa emerito ci abbia detto molto del nostro tempo e sia diventato «l'icona della condizione dell'uomo e della donna contemporanea, del sentire comune, del tema ricorrente in ogni conversazione di adulti». La nostra è appunto la società della stanchezza ed ha reso stanchi anche alcuni concetti e parole: per esempio Tesio ci conferma come 'resilienza' sia ormai una parola esausta così come ogni ennesimo invito a fiorire e ri-fiorire e come l'imperativo della felicità ad ogni costo sia diventato un pesante onere sociale (cfr. Happycracy. Come la scienza della felicità controlla le nostre vite di Edgar Cabanas e Eva Illouz). Si può invece scegliere, come scrive Marguerite Yourcenar in Alexis, di «essere felici senza mai smettere di essere tristi» e anche, come sostiene Tesio, «di essere tristi senza mai smettere di essere felici», tenendo insieme la percezione dolorosa del reale e lo slancio vitale che mai si tacita.

Come ha messo in evidenza il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han, la società dell'azione e della prestazione, del fare illimitato, genera - come suo rovescio - stanchezza eccessiva ed esaurimento, la sindrome del burnout e il deficit di attenzione. Il filosofo sostiene come proprio questa stanchezza possa essere al tempo stesso conseguenza e cura, purché se ne abbia consapevolezza: «È quella stanchezza che non deriva da un riarmo sfrenato, bensì da un cordiale disarmo dell'io» (La società della stanchezza, Nottetempo, 2012). Come già indicato nel breve Saggio sulla stanchezza (Garzanti, 1991) di Peter Handke - a metà strada fra la riflessione filosofica e quella autobiografica - ci sono stanchezze «che non giungono senza motivo, ma sempre dopo una crisi, nel trapasso, in un superamento». 

Il multitasking, lungi dal costituire un progresso, costituisce purtroppo un regresso, essendo già largamente diffuso fra gli animali in natura, incapaci di attività contemplativa perché abituati a suddividere la propria attenzione tra diversi ambiti essenziali alla sopravvivenza. Ma come sottolinea Byung-Chul Han «dobbiamo le attività culturali dell'umanità – tra cui rientra anche la filosofia – a una profonda attenzione contemplativa». Il nostro ego iperattivo non apprezza il camminare senza meta, le giornate non perfettamente scandite, l'otium, l'ascolto paziente, il tempo lento di un volgersi all'Altro che non conosce le accelerazioni dei social, l'indugiare sulle cose. Infatti troppo spesso «la stanchezza della società della prestazione è una stanchezza solitaria, che agisce separando e isolando». 

Enrica Tesio scrive un finale aperto, dedicato alle piccole e comuni stanchezze, in cui ogni stanchezza minuta e quotidiana, quasi con studiata noncuranza, rivela un risvolto rigenerante, senza la supponenza di poter prescrivere ricette a chicchessia ma con il segreto proposito che ciascun lettore conduca autonomamente una riflessione sul significato del proprio esistere nella società contemporanea: uno stare al mondo innanzitutto libero da ogni indicazione performante, anche riguardante il proprio benessere personale, constatando come le proprie personali stanchezze contengano già in sé la potenza di rianimare - purché le si sappia intervallare con pause libere dal fare e ricreanti - nell'accettazione del non poter essere pressoché mai all'altezza di noi stessi, delle aspettative che noi stessi abbiamo su di noi, condizione che appartiene al comune mortale quanto ad ogni maestro spirituale, che affratella tutti gli umani in una sorta di stanchezza cosmica, disarmando l'aggressività dell'homo homini lupus

«Mi affatica la tristezza che mette all'angolo e sembra non ci sia via d'uscita. Sapere che gli angoli sono delle svolte mi riposa»

(Enrica Tesio, Tutta la stanchezza del mondo, Bompiani, 2022).

Testo di Stefania Marengo (Biblioteche civiche torinesi)

La registrazione dell'incontro con Enrica Tesio è avvenuta a cura delle Biblioteche civiche torinesi; il video è stato pubblicato sul canale YouTube delle BCT.