1997. L’anno d’oro del rock italiano

Gli “elenchi” di fine anno si fanno di solito a dicembre. Siamo entrati nel 2022 da pochi mesi, ma questo elenco è fatto per tornare indietro a 25 anni prima.

Nel 1997 la musica “indipendente” italiana si affaccia davvero nelle radio, nelle tv, nei negozi di dischi. Molti di questi artisti sarebbero diventate star, altri avrebbero interrotto l’attività ma lasciando comunque un’impronta indelebile. Tutti, nessuno escluso, hanno pubblicato un album nel 1997.
Forse c’è una sola eccezione: i Marlene Kuntz avevano pubblicato “Il Vile” poco prima, nel 1996. Ma il tour celebrativo dei 20 anni sarà quest’anno. E allora facciamo finta che anche loro abbiano un posto in questa rassegna.
Il simbolico “trionfo” della musica indipendente italiana nel 1997 è “Tabula Rasa Elettrificata” dei CSI. Il loro disco numero “T.R.E.” appena uscito conquista inaspettatamente la testa della classifica vendite, superando la band allora più venduta del mondo, gli Oasis.
Inoltre i Dischi del Mulo, etichetta che faceva capo ai C.S.I., lancia i Wolfango, scoperti da Giovanni Lindo Ferretti, duo di bassa fedeltà punk che spopola sui canali televisivi musicali con la canzone “Ozio”.
Gli stessi canali tv musicali contribuiscono anche al successo di “Metallo non metallo” dei Bluvertigo (secondo capitolo della loro “trilogia della chimica”) programmando massicciamente i videoclip dei singoli “Fuori dal tempo”, “Cieli neri”, “Altre forme di vita”…
Torino raccoglie sulle rive dei Murazzi tutte le proposte piemontesi più interessanti. Il cantautore Mao incide il suo secondo album “Casa”; i Mambassa prodotti da Max Casacci e Fabrizio Cecchetto esordiscono con il loro “Umore blu neon” trascinato dalla cover di “Pensiero stupendo” di Patty Pravo.
Il movimento piemontese si concentra soprattutto attorno a Max Casacci, nel momento in cui lascia gli Africa Unite (che pubblicano senza di lui “Il gioco”) e fonda i Subsonica, che escono con il loro primo disco.
La Mescal fondata da Valerio Soave (e da Ligabue, che ne aveva fatto parte dal ’93 al ’95) è in questo periodo l’etichetta di riferimento di tutta la scena indipendente. Tutti i nomi “grossi” del panorama alternativo, prima o poi, passano da qui.
Il disco che viene considerato il simbolo del rock italiano è “Hai paura del buio?”, che consacra gli Afterhours come “icone” dell’alternative rock. Manuel Agnelli è il personaggio “catalizzatore” a Milano, collabora con Alessandra Gismondi dei (P)itch (che escono con “Bambina atomica”) e produce il primo disco di Cristina Donà, che con “Tregua” è la rivelazione femminile di questa scena.
Altre uscite importanti: i Massimo Volume pubblicano “Da qui”, la grande amicizia tra Emidio Clementi e Manuel Agnelli produrrà presto importanti collaborazioni.
Il 1997 è anche l’anno di ultime prove di artisti già affermati prima di parziali scioglimenti o cambi di formazione: “Eta Beta” dei Timoria, ultima partecipazione di Francesco Renga come cantante, e “CRX”, approdo al grande pubblico per i Casino Royale prima di un lungo silenzio.
A sud c’è l’esordio rock-dub dei 24 Grana, gruppo di culto napoletano, con “Loop”. In Toscana (anzi a New Orleans, dove è stato registrato) “XXX” dei Negrita è una virata pop che gli fa fare il grande salto nel mainstream. Poco dopo per loro inizia la produzione della colonna sonora del film “Così è la vita” di Aldo Giovanni e Giacomo, trio comico all’apice del successo.
Tre maschere da spettri sono al loro esordio con “Piccolo intervento a vivo”. I video dei Tre Allegri Ragazzi Morti sono disegnati dallo stesso cantante Davide Toffolo. Nello stesso momento gli Estra pubblicano “Alterazioni”, disco sul tema della follia, rock autoriale apprezzatissimo dalla critica. Stelle del futuro iniziano la loro avventura: Pierpaolo Capovilla esordisce con i One Dimensional Man, dal cui nucleo nascerà Il Teatro degli Orrori.
Tiromancino di Federico Zampaglione pubblicano “Rosa spinto”, presto per i romani sarebbe arrivata la consacrazione con “La descrizione di un attimo”. Includiamo nella rassegna anche “Terra e libertà” dei Modena City Ramblers: pur non essendo propriamente una band rock, fa comunque parte del gruppo di artisti che gravitava intorno alla Mescal.

Grazie ai Fondi Venegoni e Triberti, la maggior parte di questi dischi è da qualche anno disponibile nella Biblioteca musicale di Torino. Un fan come me, quanto avrebbe sognato di trovarli qui venticinque anni fa!

Di Paolo Albera