Basta con le musiche da spot

Marinella Venegoni

In questo breve articolo, Marinella Venegoni “benedice” la strisciante rinascita della passione per il jazz che in qualche modo argina la deriva sempre più commerciale e preoccupante della musica popolare. Sebbene scritto quasi un ventennio fa, il grido di allarme che aleggia fra le righe di questo articolo è giunto fino a noi con lucida precognizione, delineando un futuro che di fatto si è compiutamente avverato, fra l’altro a tutto discapito anche del jazz, che resta un genere musicale, se non di nicchia, periferico e misconosciuto ai più.

Basta con le musiche da spot

La rinascita strisciante della passione per il jazz (ma anche per lo swing e per il blues) suona come un provvidenziale vaccino ad una grave malattia che da vent'anni almeno affligge la musica popolare. E' l'industrializzazione selvaggia, che ha trasformato i dischi prima in prodotti e poi in prodotti sempre più furbastri (spesso con solo un paio di brani di qualità dentro gli otto/dieci di un album). La prima ribellione di massa è andata in scena sulla rete, ma la crisi continua sorda sotto gli occhi di tutti con le canzoni di successo che diventano suonerie telefoniche o sfondo di spot tv ripetuti fino alla nausea (sta accadendo in questi giorni con Come stai di Vasco Rossi: anche lui, ci si doveva mettere). L'esplodere dell'interesse per una qualità di suoni che sfugga alla serialità per cercare invece le vie della freschezza e dell'improvvisazione (attingendo anche a un passato glorioso che si credeva dimenticato), testimonia come l'inconscio collettivo abbia ancora una capacità di reazione che i più pessimisti giudicavano spenta. La rinascita del jazz e dei suoi fratelli è dunque un segnale di vitalità che il nostro io bambino, primo destinatario della musica, manda alla società adulta dei consumi e della globalizzazione, rivendicando uno spazio di libertà e di fantasia in un momento storico buio, travagliato da una crisi epocale che condiziona ogni stile di vita e mette in discussione ogni più banale sicurezza.

Marinella Venegoni - «La Stampa», 1° luglio 2004

Di Renzo Bacchini

Rielaborazione grafica di Roberta Di Martino

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