I freni di Torino (Turin Brakes)

C’è una band londinese che nel 1999 ha scelto di chiamarsi Turin Brakes. Un nome “strano”, enigmatico, di cui gli appassionati torinesi di rock si domandavano il significato. Cosa c’entra la nostra città con questi ragazzi? A deludere tutte le aspettative sono arrivate varie interviste, in cui i Turin Brakes hanno spiegato che si trattava di un casuale accostamento di parole, che gli sembrava suonasse bene.

Ma che la nostra si tratti di una “città frenata”, metaforicamente, potrebbe essere molto vero. Ognuno può farsi o no un’idea su questa espressione, il caso spesso apre illuminanti interpretazioni.

Chissà se l’appassionato di musica Andrea Triberti, comprando al tempo i loro cd, era stato condizionato anche dalle suggestioni che questo nome suggeriva. Il Fondo Triberti, conservato in Biblioteca musicale, mette a disposizione i primi due bellissimi dischi – “The Optimist LP” (2001), “Ether Song” (2003), accompagnati dal terzo, “Jackinabox” (2005) , appartenente al fondo Venegoni –, che hanno lanciato la carriera dei Turin Brakes.

Londra, quartiere Balham, anni ‘90: Olly Knights e Gale Paridjanian si incontrano scoprendo di essere praticamente vicini di casa. Iniziano a collaborare componendo la colonna sonora per un film autoprodotto (mai finito), e continuano componendo canzoni fino a pubblicare nel 1999 un EP in vinile con quattro pezzi (“The Door”). I tempi sono ormai maturi per registrare un album completo…

Dunque inizia il percorso di un duo considerato fra i nomi più importanti del “New Acoustic Movement”, definizione vaga per etichettare i primi lavori di Kings of Convenience, Elbow, Badly Drown Boy, I am Kloot e altre band che a inizio millennio accompagnano il loro canto con chitarre acustiche, malinconiche, eteree. Molti considerano Nick Drake come “padre” di questo movimento.

Tornando ai Turin Brakes, continuano a pubblicare album, ma anche a scrivere canzoni per altri interpreti pop, come la “Here” compresa nell’album “Circus” dei Take That. Il loro è un percorso artistico non di nicchia ma nemmeno mainstream: non hanno mai tentato di associarsi a un’immagine da popstar, rimanendo alla larga da eccessi e stravaganze, caratteristica poco di moda nel mondo della musica.

Olly e Gale nel tempo hanno deciso che i Turin Brakes devono essere una vera band, dunque ora anche i turnisti Rob Allum e Eddie Myer fanno parte a tutti gli effetti dei “Freni di Torino”. I live tour li hanno portati anche in questa città (ecco le foto e il racconto del concerto all’Hiroshima Mon Amour nell'aprile 2016). Ogni volta che vengono a suonare qui si presentano dicendoci “vi abbiamo rubato il nome!”.

Di Paolo Albera

I loro dischi nella Biblioteca musicale Andrea Della Corte:
The Optimist LP - 12.F.1680
Ether Song - 12.F.2036
Jackinabox - 15.F.2856