Maurizio Torchio a Leggermente, 1 dicembre 2021

Nell'ambito del progetto Leggermente il gruppo di lettura di Villa Amoretti ha incontrato, nel salone della biblioteca civica Villa Amoretti, lo scrittore Maurizio Torchio che, con L'invulnerabile altrove (Einaudi, 2021), è tornato al romanzo dopo sei anni dal precedente (Cattivi, Einaudi, 2015). 

L'invulnerabile altrove racconta di due donne: la prima, senza nome, conduce la più consueta delle vite borghesi (compagno ufficiale, amante, supermercato, ufficio, metropolitana) mentre la seconda, di nome Anna, operaia in una fabbrica di fiammiferi, ha vissuto un centinaio di anni prima a Londra; ora dimora in un altrove purgatoriale e insieme ad altri cammina in una plaga priva di coordinate certe, in cui un giorno può durare anni: «Non c’è un sole, in un punto, e l’azzurro intorno, ma un bianco opaco, che cade da tutte le direzioni, e ci assorda». Le due donne si incontrano, ma è un incontro particolare perché Anna è una voce nella testa della protagonista, non mera allucinazione uditiva ma presenza viva e concreta, una voce cristallina che «parla soltanto quando ha qualcosa da dire».

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Il gruppo di lettura di Villa Amoretti ha letto questo testo come una poesia ermetica, come un quadro astratto, come un flusso di coscienza, come un racconto dell'oltremondano (il Dopo) che suscita inevitabili interrogativi, come la descrizione straniante di una realta (il Prima) osservata da un punto di vista esterno (ben riuscite le descrizioni fenomenologiche della spesa al supermercato, delle cene di coppia al ristorante...), come una esperienza psicotica, come qualcosa che affascina pur senza lasciarsi comprendere pienamente, un mare di cui non si conosce la profondità. Lo stesso scrittore, durante l'incontro, lo ha paragonato alle macchie di Rorschach, il noto test psicologico proiettivo; ha ammesso che si tratta di un libro che «chiede molto ai suoi lettori», ovvero «di sopportare una dose elevata di ambiguità». 

C’è un paratesto importante nel libro di Torchio: nella pagina finale dei ringraziamenti lo scrittore - oltre a citare una community dedicata alla schizofrenia e alcuni amici e congiunti - fa alcuni riferimenti importanti che, a vario titolo, lo hanno influenzato e che - con acribia bibliotecaria - cerchiamo di segnalare qui, anche se non esaustivamente, per offrire possibili piste letterarie ai nostri instancabili lettori. 

  • Intanto per primo abbiamo Jack London che con Il popolo degli abissi (1903), reportage dedicato alla vita nell'East End di Londra, ha dato a Torchio una resoconto veritiero delle condizioni del proletariato urbano londinese ad inizio del secolo scorso. 
  • Roberto Calasso con Le nozze di Cadmo e Armonia, per il contatto carnale fra mondi con diverso statuto ontologico. 
  • La poetessa Sylvia Plath con il suo unico romanzo La campana di vetro, dal contenuto fortemente autobiografico, racconta un crollo psicologico e una deriva psichica fino alla drammatica esperienza dell’elettroshok, nell'America spietata degli anni '50 del secolo scorso. 
  • Philip K. Dick, scrittore di culto, per le sue intuizioni sulla società postmoderna, ossessionato – fra le altre cose - dal pericolo della sostituzione degli essere umani da simulacri robotici e androidi (I simulacri, 1964). 
  • Ronald David Laing, psichiatra operante nell'ambito dell’antipsichiatria, che con la sua opera d'esordio L’io diviso, ha rappresentanto un modo diverso di vedere la malattia mentale, come uno dei tanti possibili modi di stare nel mondo.
  • Susanna Kaisen con la La ragazza interrotta, racconta come a diciotto anni, dopo una sommaria visita di un medico che non aveva mai visto prima, viene spedita nella clinica psichiatrica che aveva accolto anche Sylvia Plath (da questo libro è stato tratto il film Ragazze interrotte con Winona Ryder e Angelina Jolie).
  • Sylvia Nasar, giornalista economica del New York Times, nota per aver scritto Il genio dei numeri, la biografia del brillante matematico John Nash che per lungo tempo soffrì di una grave forma di schizofrenia (dal libro è stato liberamente tratto il film A beautifull Mind con Russel Crowe).
  • Le autobiografie di Elyn R. Saks (Un castello di sabbia. Storie della mia vita e della mia schizofrenia), di Lori Schiller (La stanza del silenzio. Un viaggio fuori dal tormento della follia) e di Daniel Paul Schreber (Memorie di un malato di nervi, 1903) studiato anche da Freud, Jung e Lacan. 
  • Susannah Cahalan, giornalista e autrice americana, nota soprattutto per aver scritto il libro di memorie Brain on Fire (Penguin Books) sul suo ricovero in ospedale con una rara encefalite autoimmune. Prima di scoprirlo però, nel giro di un mese, le furono fatte 4 diverse diagnosi: psicosi, bipolarità, epilessia e schizofrenia. Ultimamente ha pubblicato Il grande impostore. La missione segreta che ha cambiato la nostra idea di malattia mentale (Codice, 2021)
  • Torchio inserisce nel suo lungo elenco anche autori che hanno elaborato una concezione della morte come fase e non come fine, come l'esoterista Annie Besanto come Mircea Eliade, che nel Trattato di storia delle religioni dedica un paragrafo, intitolato I morti e i semi, alla sua teoria germinativa per la quale «i morti, come i semi, sono sotterrati, penetrano nella dimensione ctonia accessibile solo a loro». I morti che si trasformano in idioti in Torchio sono come spore: «Spore significa: rinunciare al qui, alla speranza di quel che verrà» (L'invulnerabile altrove, p. 108). Compare anche il regista George A. Romero con il film cult La notte dei morti viventiin cui i morti risorgono, si nutrono dei vivi o li contagiano con i loro morsi. 
  • Akwaeke Emezi, autrice transgender dall'identità non binaria, nigeriana di nascita, attribuisce alla malattia mentale altri significati e altri statuti: il tema della salute mentale è affrontato nel suo romanzo d'esordio Acquadolce, in cui le varie personalità della protagonista sono spiriti ancestrali che possiedono il suo corpo e che hanno già vissuto molte vite. 
  • Sheila Heti e il suo Maternità, una riflessione sul desiderio/dovere/rifiuto di procreare. Imperativo culturale e naturale a cui è impossibile sottrarsi? 
  • John M. Hull per Il dono oscuro, libro bellissimo, una porta aperta su un altrove, la cecità, in cui altrimenti sarebbe impossibile entrare.
  • Carlo Ginzburg forse per le suggestioni date dalla lettura di Storia notturna. Una decifrazione del sabba, pubblicato nel 1989 da Einaudi e riproposto da Adelphi nel 2017, in cui viene dato spazio al tema dell'importanza transculturale della zoppia mitica e rituale (nello squilibrio deambulatorio Carlo Ginzburg decifra «il simbolo di un passaggio più radicale - una connessione, permanente o temporanea, con il mondo dei morti»), per l'attenzione data ai fenomeni impossessamento, alle processioni dei morti a cui i benandanti (i propiziatori di un culto della fertilità attivi nel Friuli tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento) assistono in estasi.
  • La storica Jane Humphries per Childhood and Child Labour in the British Industrial Revolution, sull'infanzia e lavoro minorile nella rivoluzione industriale nell'epoca vittoriana. 
  • Irvin D. Yalom, rinomato psichiatra docente a Stanford, saggista apprezzato che ha conosciuto il successo internazionale grazie ai suoi romanzi incentrati sulla vita di filosofi del calibro di Schopenhauer, Nietzsche, Spinoza e del padre della psicanalisi Sigmund Freud: Il problema SpinozaLe lacrime di NietzscheLa cura Schopenhauer e Sul lettino di Freud

Alla fine dell'incontro, in risposta alla classica domanda su uno scrittore imperdibile, Maurizio Torchio ha indicato Andrej Platonov, da lui definito uno scrittore sovietico dal «comunismo lirico», non così noto ed anche un po' difficile da reperire. Nel catalogo delle Biblioteche civiche potete trovare Čevengur, ristampato da poco da Einaudi, Mosca felice (Adelphi) e Il mare della giovinezza.

Testo di Stefania Marengo (Biblioteche civiche torinesi)

La registrazione dell'incontro con Maurizio Torchio è avvenuta a cura delle Biblioteche civiche torinesi; il video è stato pubblicato sul canale YouTube delle BCT.

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