Antonio Pascale a Leggermente, 21 gennaio 2022

Antonio Pascale a Leggermente

Antonio Pascale, scrittore, saggista, autore teatrale e televisivo ma anche ispettore presso il "Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali", ci ha offerto una presentazione non tradizionale del suo ultimo libro La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini. Il suo public speaking alla casa di quartiere Cascina Roccafranca ha preso l'avvio con il racconto di un buffo aneddoto riferito ad una sua precedente presentazione (episodio che potrebbe essere degnamente ricompreso nella spassosa raccolta, pubblicata nel 2005 da Guanda, in cui alcuni scrittori anglofoni, più o meno noti, raccontavano le loro esilaranti disavventure nel corso di eventi letterari, readings e firma copie. Si veda Le umiliazioni non finiscono mai, Guanda, 2005). 

Pascale ha proseguito con interessanti annotazioni sull'arte della scrittura, su cosa significhi cercare una voce nello scrivere per non farlo diventare mera costruzione a tavolino. Il suo racconto preferito  - fra i dieci raccolti ne La foglia di fico - probabilmente Cactus, che racconta di una donna spinosa ma anche compie l'elogio delle spine come «canali per raccogliere sostanze vitali» e rimanda al tema della solitudine della scrittura e degli scrittori che scrivono separati dagli altri. Nella postfazione finale del libro, intitolata L'officina, Pascale ci rivela infatti che quei personaggi tanto vitali - che gli avevamo un po' invidiato per l'allegra compagnia - sono in realtà frutto di fantasia.

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Antonio Pascale

Con il libro di Pascale ho sperimentato una sorta di slow reading, la lettura non poteva essere rapida e affrettata. Non c'è infatti solo narrazione in questo testo ma anche un apprendere scientifico, non solo botanico. Ho letto un racconto per sera - per me un vero record di lentezza - assaporando l'originalità di queste narrazioni. Il mio preferito? Il tiglio. L'ombra e il trauma, per il ricordo dell'estate del 1982 e il riferimento ai Joy Division, per la perfetta spiegazione dell'effetto placebo (e per contrappunto nocebo) con tanto di riferimento al neuroscienzato torinese Fabrizio Benedetti, per la definizione dell'amore come «variabile dipendente», per l'indicazione della letteratura come narrazione benefica che può portare lenimento se non reale guarigione e per il colpo al cuore finale dell'infausta diagnosi riferita a Katia, uno dei personaggi più vividi di questa raccolta di racconti.

Leggendo Pascale ho provato una sorta di felicità simile a quella sperimentata con le Storie naturali di Primo Levi e mi sono chiesta se - per essere buoni scrittori - non occorra forse svolgere quotidianamente un altro mestiere. I ricordi stratificati e giustapposti di un 'presente ricordato' caro alle neuroscienze sono molto ben rappresentati da questi racconti, in cui il lessico tecnico richiesto dalle storie vegetali e quello libero e disordinato della vita si alternano con piacevolezza. Le illustrazioni di Stefano Faravelli sono state poi uno splendido viatico al mondo dei sogni.

Pascale durante la presentazione ci ha anche ricordato un metodo che serve in ogni occasione all'interno della vita democratica; io lo esprimo così e spero di aver ben compreso: che ogni opinione debba avere la possibilità di essere confutata e che una opinione possa dirsi oggettiva solo quando sia in grado di suggerire esperimenti e osservazioni che potrebbero dimostrarla falsa, insomma Pascale ci ha dato un rimando al principio di falsificabilità caro al filosofo della scienza Raimund Popper. Ogni opinione racconta una visione del mondo e a noi non resta che una possibilità, trovare il metodo per validare le opinioni, anche quelle bislacche, che stanno attraversando il nostro tempo (su questo tema Pascale si era già espresso nel testo Democrazia: cosa può fare uno scrittore?). 

Alla domanda di rito sul libro consigliato, Antonio Pascale suggerisce un classico fra i classici, l'Odissea, che – lo ricordiamo – compariva anche nell'elenco dei libri sul comodino del cinquantenne protagonista de Le aggravanti sentimentali (Einaudi, 2016). L'Odissea per Pascale è soprattutto un racconto pacificista, una riflessione sulle conseguenze della guerra.

Testo di Stefania Marengo

La registrazione dell'incontro con Antonio Pascale è avvenuta a cura delle Biblioteche civiche torinesi; il video è stato pubblicato sul canale YouTube delle BCT.