Hey Joe! 57 anni (almeno) di cover

Non si conoscono con certezza gli autori di una delle canzoni che vantano più cover al mondo: “Hey Joe”. La paternità è stata rivendicata dal folk singer Billy Roberts, ma prima era attribuita a Dino Valenti, altri lo ritenevano un canto tradizionale. La versione cui universalmente tutto il mondo musicale si riferisce è quella di Jimi Hendrix: dunque per comodità facciamo iniziare la sua storia dal 1966.

Un misconosciuto Jimi Hendrix, dopo aver ascoltato questa canzone in molti concerti del cantante folk Tim Rose, la reinterpreta “alla Hendrix”, una bomba rock-blues che incide per il debutto discografico della sua band The Jimi Hendrix Experience.
Il pezzo diventa un classico degli standard blues in tutto il mondo, centinaia di cover vengono incise dagli artisti più disparati, in tutti i generi. Poiché farne una rassegna completa sarebbe impossibile, ci concentriamo in ordine sparso sulle versioni che troviamo negli archivi della Biblioteca Musicale Della Corte di Torino, ascoltabili nella fonoteca e nelle varie incisioni disponibili sotto forma di cd o vinili.
Nella seconda metà degli anni ’60 suonare “Hey Joe” è la normalità per moltissimi gruppi. Ognuno modella il pezzo alla sua maniera, persino cambiando parti di testo: i Love nel 1966 cambiano “gun in your hand” in “money in your hand”. Ma l’apice dello stravolgimento è opera di Francesco Guccini, che nel 1967 ne scrive una versione con testo in italiano per il cantante Martò.

Parlando di genere rock, dai big alle meteore, tantissimi artisti si sono sbizzarriti a reinterpretare queste note.
Nick Cave and the Bad Seeds, nell’album del 1986 “Kicking Against the Pricks”, la veste di un cupo e lugubre arrangiamento che si adatta alla perfezione col testo, che parla di un omicidio di una donna scoperta in compagnia di un altro uomo. D’altronde, chi meglio di Nick Cave si intende di “murder ballads”?
La versione della band metal Body Count (1993) è fra le più aderenti alla “solita” di Jimi Hendrix. Nel 2002 è la voce acidula di Robert Plant, leggenda dei Led Zeppelin, ad essere protagonista più degli assoli strumentali: “Hey Joe” è inserita nel suo disco solista “Dreamland” assieme a rivisitazioni di altri classici blues/folk.

Uscendo dal recinto del rock la storia non cambia.
L’interesse e il “divertimento” nell’eseguirla vengono soprattutto nello stravolgerla e adattarla ai propri canoni stilistici: il cantante Willy DeVille (1992) le dà un tocco fortemente ispanico, dove trombe e violini cavalcano ruspanti un accompagnamento di chitarre classiche. Franco Battiato, a modo suo, ne dà un arrangiamento molto “meditativo” nel disco Ferro Battuto (2001).
Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso, voce storica del progressive italiano, ne incide una versione nel 1990 insieme a Sam Moore per la ristampa del disco “Non mettere le dita nel naso”.
La storia di “Hey Joe” continua ovunque, soprattutto nelle sue esecuzioni dal vivo, dalle piccole birrerie ai grandi palchi. Non è raro assistere nei locali live a concerti di blues band che su questo riff costruiscono una suite di una decina di minuti di assoli. Allo stesso modo Eugenio Finardi riserva la parte finale dei suoi concerti a questo pezzo, come “simbolo” delle radici della sua musica, occasione per presentare anche la band che lo accompagna.

Esistono addirittura in rete “osservatori” costanti sulle cover che spuntano qua e là: sul blog http://www.heyjoecovers.fr/ si registrano tutti gli aggiornamenti sulle nuove versioni di “Hey Joe”. Quali ne saranno i prossimi grandi interpreti?

Di Paolo Albera

Collocazioni nella Biblioteca musicale:
Nick Cave & The Bad Seeds, Kicking Against The Pricks – 12.F.1690
Body Count, Born Dead – 13.F.1759
Robert Plant, Dreamland – 13.F.5850
Willy DeVille (live) – 12.F.1601
Franco Battiato, Ferro Battuto – 13.F.5787
Francesco Di Giacomo & Sam Moore, Hey Joe – 13.L.4930 (vinile)