I 250 di Ludwig (van Beethoven). Episodio 5 - Presunti eroi e falsi miti

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Ho chiuso la porta della casa di Heiligendstadt.

Con me i primi appunti della terza Sinfonia, insieme al desiderio di tornare alla vita musicale di Vienna e continuare il mio lavoro.
Ho voglia di leggerezza, spesso mi si coglie di buon umore e riesco anche a sfoderare un'ironia che non sospettavo di possedere. Ho anche cambiato indirizzo - lo sapete che non riesco a star fermo in una stessa casa a lungo - ma il mio disordine non è affatto migliorato: meine berühmt Unordnung!
Chi mi viene a trovare non si capacita di quello che vede nella mia stanza: carta da musica e libri ovunque, qualche resto di cibo e di candele qua e là, i miei abiti -  sempre gli stessi, se gli amici ogni tanto non li cambiassero - accatastati uno sull'altro...
Ma stavamo parlando del mio ritrovato entusiasmo.
Beethoven sta diventando popolare, non c'è dubbio. C'è ancora chi non riesce a capire la mia musica, ma il pubblico è dalla mia parte. Sono sempre più frequenti i concerti nei quali riesco a far eseguire le mie opere, a Vienna innanzitutto, ma col tempo anche in altre città, fino ad arrivare oltre Manica.
La musica che scrivo mi riempie la vita, procurandomi soddisfazioni e una serie di fastidi legali con alcune case editrici che non vi sto a dire.
Una composizione su tutte di questo periodo? Difficile fare una scelta... Oltre a quelle della quali già vi ho raccontato, il Triplo concerto, op. 56, le Sonate per pianoforte op. 53 e 54, dedicate al conte di Waldstein, la Sonata a Kreutzer, op. 47, ma anche l'abbozzo della Sonata op. 57, Appassionata.
Quegli appunti che avevano iniziato a prender forma ad Heiligenstadt sono destinati a diventare la mia Eroica, la Terza Sinfonia; tutto questo in un momento di cambiamenti e trasformazioni non solo personali. Sto infatti pensando di trasferirmi a Parigi: nonostante il mio successo, a Vienna non sembra esserci la volontà di riconoscermi quanto è giusto, liberandomi dalla mia precarietà e offrendomi un incarico stabile.
Poi capita quel tradimento...
Quello di un uomo nato piccolo e fattosi grande, che mi aveva ispirato durante la stesura della Sinfonia e che mentre mi appresto a terminarne la scrittura, decide di auto proclamarsi imperatore.
Quel Bonaparte che con me tanti filosofi e intellettuali tedeschi e austriaci ammiravano come l'incarnazione dell'eroe repubblicano, aveva smontato da tempo ogni ideale rivoluzionario, ogni utopia di fratellanza universale, giungendo infine all'apoteosi di una sfrenata ambizione personale.
E io che sul frontespizio della Terza Sinfonia avevo espressamente indicato Sinfonia Grande intitulata Bonaparte... Via! Via, quelle parole! Via il proposito di trasferirmi a Parigi! Si faccia strada la consapevolezza della transitorietà degli umani idoli, e con quella un nuovo titolo: Sinfonia Grande - Eroica - per festeggiare il sovvenire di un grand Uomo (Sono però costretto ad ammettere che quel diavolo d'un uomo continuerà ad affascinarmi e non farà che acuire le mie già innumerevoli tensioni emotive e ideali...)
Ma la storia prosegue, nonostante tutte le mie vere o presunte ambiguità, e nel giro di poco la guerra giunge a Vienna. Alla fine del 1805 la capitale austriaca è occupata dalle truppe francesi e la maggior parte dell'alta nobiltà viennese si rifugia nelle campagne. Finisco il Fidelio e lo presento il 20 novembre, sotto la mia stessa direzione, ad un pubblico di pochi amici e di ufficiali francesi .
Ziegen, zigen, ziegen [Capre, capre, capre!],  i critici che la giudicano! Troppo lunga, dicono... Stiracchiata, come direste voi; qualcuno, poi, è ancora irrimediabilmente poco incline a capire la mia originalità compositiva!
Come se non bastassero loro, ci si mette anche il principe Lichnowsky, che mi invita a dare una bella sfoltita al libretto. Tagliare l'opera che aveva già visto due diverse revisioni, nata con il titolo Leonore, poi modificato per volontà del teatro. Mai e poi mai! Neanche una nota!
E invece su quell'opera sarò costretto a tornare. Insieme a Breuning rimaneggeremo il libretto, cercando di renderlo più snello, la riporteremo in scena nel 1806, ma me la trascinerò fino al 1814, completandola per una nuova rappresentazione.
Col senno di poi, non riesco veramente a capacitarmi di quanto lavoro mi sia costata. Per non esserne mai soddisfatto, d'altra parte...

Era necessario tornare alla Mia musica!

Di Laura Ventura

Illustrazione di Marisa Aloi