Ricorda, contessa, quegli anni in cui Pietrangeli cantava?

Marinella_Venegoni

Paolo Pietrangeli è conosciuto innanzitutto per la famosissima canzone che lo ha reso famoso nel ’68 (Contessa) e per il suo impegno politico e militante. Dichiaratamente comunista, la sua vita di artista si è espressa anche in molti settori della nostra cultura, primo dei quali nel ruolo di assistente alla regia di Fellini e Visconti. Successivamente, entrato in Fininvest, si è occupato con Maurizio Costanzo della regia televisiva di “Amici” e “Maurizio Costanzo Show”. È stato regista di alcuni film di successo (“I giorni cantati”, “Porci con le ali”, “Bianco e nero”) e attore, continuando tuttavia a privilegiare i concerti in giro per l’Italia legati a manifestazioni popolari, realtà di base, centri sociali, sedi di partito. Negli anni ’90 si è candidato alla Camera dei Deputati con Rifondazione Comunista, senza essere eletto. Nel 2001 ha diretto il documentario “Genova per noi”, sugli scontri fra polizia e manifestanti sfociati nella morte di Carlo Giuliani. In questo articolo, Marinella Venegoni pone in luce il percorso umano, impegnato e militante di Paolo Pietrangeli.

 

Ricorda, contessa, quegli anni in cui Pietrangeli cantava?

Con una scelta di mezzo coraggio, Raitre ha mandato in onda alle dieci e mezzo del mattino di sabato “Canti, contesse e conti”, un concerto di Paolo Pietrangeli, cantautore e anticipatore di Guccini, Dalla ed altri nonostante con i suoi 48 anni sia più giovane di loro. Pietrangeli è una figura importante nella storia dell'espressività musicale moderna anche perché è stato l'ultimo figlio riconosciuto della tradizione folk e dei cantastorie ed ha saldato perciò con i suoi lavori due epoche: il suo nome rimane indissolubilmente legato agli anni intorno al '68 e ad un brano, Contessa, autentico inno popolare, che si tramandò oralmente più che attraverso i dischi, tra fabbriche ed università occupate. Il che ha reso inevitabilmente l'autore il meno ricco (economicamente) nel panorama cantautorale. Giustamente, Raitre ha fatto precedere il concerto da spezzoni di rari filmati tv di Lucio Battisti di 20 anni fa, quando ancora il musicista di Poggio Bustone non pensava di diventare un fantasma arrabbiato col mondo: perché i due sono le facce opposte di una stessa epoca, simboli di scelte e destini che hanno portato l'uno - Pietrangeli - a vivere del proprio lavoro di regista del “Costanzo Show” pur senza abbandonare il mondo della canzone; e l'altro a diventare un cervellotico personaggio lontano dalla realtà che si diverte a sparar richieste di miliardi alle case discografiche per i suoi dischi, trovandole freddine perché il Battisti nuovo non vende. Il concerto di Pietrangeli, dal Parioli, era registrato in un'occasione particolare, subito dopo la bomba mafiosa che fece saltare per aria, mesi fa, il teatro. Con la sua barbona timida, seduto sulla spalliera di una seggiola rossa e imbracciando la chitarra, solo in scena (tranne che negli ultimi minuti), il cantautore ha esplorato il proprio repertorio con una felice e opportuna scelta di regìa: diventavano seppiate le immagini quando interpretava le canzoni antiche dell'epopea di lotta, da Contessa (offerta in controcanto con gli occhi lucidi di Garavini seduto fra il pubblico, mentre qualcuno alzava il pugno chiuso) al Vestito di Rossini (“Aveva solo un vestito da festa / Se lo metteva alle grandi occasioni / Ma poi gli dissero: Domani ai padroni / Gliela faremo faremo pagar”); ritornava il colore della realtà quando si affacciavano le canzoni composte di questi ultimi anni: fra le quali Isola, un po' contiana, dove si racconta di un uomo naufragato su di un'isola deserta che finisce per rimpiangere tutti i mali della civiltà “tranne Bettino”. Dalla platea complice si levavano di continuo cori educati e partecipi; ed applausi per quel suo modo di raccontare così affettuoso e autoironico ma mai compiacente, sempre soffuso di una sottile amarezza, appena interrotto da confessioni rapide, quasi sfuggite fra una canzone e l'altra (“Sono andato ad una manifestazione, una volta, e ho visto mio figlio: sono andato via per non metterlo in imbarazzo”). Canti contesse e conti diventerà ora un album, con alcuni inediti (uno dei quali allude all'infarto di cui Pietrangeli è stato vittima qualche tempo fa) ascoltati all'inizio del concerto di Raitre. Molto probabilmente, sarà il quotidiano L'Unità a distribuire il disco insieme con il giornale, nel mese di aprile.

Marinella Venegoni - «La Stampa», 14 febbraio 1994

Di Renzo Bacchini

Rielaborazione grafica di Roberta Di Martino

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