Antonia Pozzi, la rosa Clair Matin

Antonia Pozzi interpretata da Evaluna Lovera

«Nel tramonto le fabbriche incendiate
ululano per il cupo avvio dei treni...
Ma pezzo muto di carne io ti seguo
e ho paura - 
pezzo di carne che la primavera
percorre con ridenti dolori».

(Antonia Pozzi, da Periferia, 21 gennaio 1938)

Antonia Pozzi è nata a Milano nel 1912 ed è morta suicida nel 1938, a soli ventisei anni. Poetessa, fotografa, alpinista, cresciuta in un ambiente colto e raffinato - anche se severo - ha frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia, laureandosi in Estetica con Antonio Banfi, con una tesi dedicata alla formazione letteraria di Gustave Flaubert. All'Università coltiva importanti amicizie: il poeta Vittorio Sereni (che alla morte volontaria dell'amica dedicherà la poesia 3 dicembre), il filosofo Remo Cantoni, il critico d'arte Dino Formaggio. Grande sportiva e viaggiatrice (Austria, Germania, Inghilterra, Grecia, Africa mediterranea), preferisce però la natura incontaminata di Pasturo, paesino ai piedi della Grigna - il suo luogo dell'anima - dove soggiorna spesso presso la settecentesca villa di famiglia. Pasturo è per lei «calma olimpica» e «pace arcadica» (Lettera alla nonna materna Nena, Pasturo, 31 luglio 1928); la montagna è «palestra insuperabile per l'anima e per il corpo» (Lettera alla nonna materna Nena, Pasturo, 25 agosto 1929). 

A partire dall’autunno 1937 insegna materie letterarie presso l’Istituto Tecnico Schiaparelli di Milano, impegno che per lei rappresenta un tentativo di emancipazione dai genitori, mentre i suoi taccuini si arricchiscono sempre più di poesie e scatti fotografici (il fondo fotografico di Antonia Pozzi è costituito da circa 5000 stampe, datate 1929-1938, e 8 filmini). Il 2 dicembre 1938 Antonia Pozzi si reca nel prato antistante l’abbazia di Chiaravalle, appena fuori Milano, e ingoia una dose letale di barbiturici; morirà il giorno successivo. I funerali si svolgeranno il giorno 5 dicembre a Milano e il giorno 6 a Pasturo, dove aveva chiesto di essere sepolta «fra cespi di rododendro» (Lettera d'addio ai genitori, 1 dicembre 1938, originale incenerito, ricostruzione a memoria del padre Roberto Pozzi). 

A Pasturo nel luglio dello stesso anno aveva scritto: «E a noi petali freschi di rosa / infioran la mensa e son boschi / interi e verdi di castani smossi / nel vento delle chiome»: la rosa rampicante Clair Matin, color rosa e crema, vigorosa e resistente - a lei dedicata nel roseto del Mausoleo della Bela Rosin - ben la rappresenta. 

L'immagine di copertina è una elaborazione grafica realizzata da Evaluna Lovera, volontaria civica.

Per un ulteriore approfondimento: lettura e video Antonia Pozzi: "Nell'anima, nessun motivo costringente".

Libri di e su Antonia Pozzi