Franco Battiato: un essere speciale che ha avuto cura di noi

Il treno che da Torino correva verso il mare era stracolmo di persone, sui sedili, in piedi, sedute a terra. I finestrini tutti aperti, la tendina coprisole sul lato del vetro sventolava, così come sventolava la bandiera bianca nella canzone di Battiato che si sentiva al massimo volume nello stereo portatile e che nessuno chiedeva di abbassare.

E poi Cuccuruccucù, e tutto quel meraviglioso disco, La voce del padrone, che qualcuno aveva pensato di portare con sé al mare. Era il 1982, e così Battiato entrava nella mia vita. All’epoca non lo ascoltavo, perché a me interessava un altro genere di musica, ma ricordo che non mi dispiaceva.

Poi venne il ‘93, e l’album Caffè della Paix fu da sottofondo alle lunghe serate estive passate con amici a casa di Marina sorseggiando vino buono, come diceva lei! Questo album rivelava un notevole interesse per la world music, includendo arrangiamenti esotici con l’utilizzo del tabla, del sarod, del tampura.

Battiato era uno che entrava nel cuore con delicatezza, poco per volta, con eleganza, come la pioggia fine e leggera entra nei campi. E per chi gli lasciasse la porta aperta, era capace di diventare per ognuno qualcosa di diverso e personale. Franco raccontava i luoghi dell’anima nelle sue canzoni, parlava di viaggi, di traversate in tempi senza tempo. Non lo si capiva sempre, piuttosto lo si percepiva, lo si intuiva.  

Lungo la sua carriera, ha ottenuto un vistoso successo di pubblico e critica. I suoi testi riflettono i suoi interessi, tra essi l'esoterismo, la teoretica filosofica, la mistica sufi e la meditazione orientale. Si è anche cimentato in altri campi come la pittura (qui il catalogo di una mostra tenuta a Lodi nel 2010) e il cinema (Musikanten (2006), il docufilm Giuni Russo (2007), Attraversando il bardo del 2014). È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, che l'ha premiato con tre Targhe e un Premio Tenco.

Nel 1984 il cantante siciliano stanco dei tanti tour decide di ridurre notevolmente l'attività concertistica. Fa eccezione la sua partecipazione all'Eurovision Song Contest in coppia con Alice. I due artisti si esibiscono cantando I treni di Tozeur, che si piazza al quinto posto e ottiene un elevato successo di vendite in tutta Europa. Il brano fa riferimento a Tozeur, antico centro commerciale del Jerid, posto ai margini del deserto del Sahara. La zona è circondata da un lago salato, le "distese di sale" di cui parla la canzone, le cui esalazioni conducono i viandanti ad avere allucinazioni e miraggi. Se un tempo si parlava di carovane in lontananza, oggi quei miraggi possono essere confusi per treni all'orizzonte, da cui si origina il titolo della canzone. 

La musica di Battiato ha spesso guardato in direzione della canzone d'autore e del pop: due generi che ha rivisitato in maniera colta e raffinata contaminandoli con stili musicali sempre diversi fra cui la musica orchestrale, il rock progressivo, la musica etnica e quella elettronica. I suoi testi, inusuali e di carattere citazionista, sono spesso dolenti e pieni di riferimenti polemici alla società dei consumi e alla classe politica italiana. La ricerca del cantautore si intensifica spesso verso la rilettura di brani classici e questo lo si evince in Come un cammello in una grondaia.

Nel 1995 inizia l'importante collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, che da quel momento in poi scriverà i testi. Libero da questa incombenza, Battiato potrà sperimentare musicalmente: il rock de L'imboscata (1996) e di Gommalacca (1998), con i suoi assoli di chitarra elettrica e lo stile più leggero, con campionature groovy e dance, di Ferro Battuto (2001). Riferimenti alla musica orientale è possibile notarli in Dieci stratagemmi (2004). Ma già nel 1979, con l’album L’era del cinghiale bianco, reputato uno dei più innovativi del periodo, emergeva un pop con forte allusioni alla musica colta ed etnica. 

Testo di Giacomo Aime, con la collaborazione di Paolo Barile

 

Franco Battiato