Alda Merini, la rosa Scarlet Fire

Volto di Alda Merini a matita ed elavorazioni digitali dei capelli

E dopo, quando amavamo,
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l’avello
anch’io mi sono ridestata
e anch’io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita nei cieli
sono discesa all’inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica. 

(La Terra Santa, 1984)   

Nelle sue poesie Alda Merini (1931- 2009) si descrive come una  bambina sensibile, malinconica e poco compresa dalla sua famiglia, confortata però dalle buone prestazioni scolastiche. La famiglia non accolse con favore la passione per la scrittura e la poesia, attività ritenute poco redditizie. All’età di 16 anni le diagnosticarono un disturbo bipolare, che  la portò purtroppo a varcare le mura del manicomio. Ebbe quattro figlie: Emanuela, Flavia, Barbara e Simona. L’alternarsi dei periodi di internamento terminò solo nel 1979, quando la poetessa ritornò definitivamente a casa, dedicandosi alla scrittura. Nella raccolta omonima, il manicomio è "la Terra Santa", e il malato-poeta l’eletto che riceve il dono della poesia.

Per un ulteriore approfondimento si veda l'articolo Oltre le mura. La poesia che cura, scritto da Chiara Donadio, volontaria del Servizio civile universale 2020/21.

Qui  puoi raggiungere il portale web lanciato dalle quattro figlie, Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta.

L'immagine di copertina è una elaborazione grafica realizzata da Evaluna Lovera, volontaria civica.

I libri di Alda Merini