Liber Nemroth. Un singolare manoscritto medievale di argomento astronomico

All'interno del fondo Bosio, non proprio in linea con gli altri testi della raccolta, troviamo un singolare manoscritto intitolato Liber Nemroth. Si tratta di un dialogo cosmologico e astronomico fra Nemroth ed il suo discepolo Ioanton, che termina con la morte di Nemroth. Il maldestro latino fa sospettare che il suo autore abbia una scarsa padronanza della lingua e della scrittura medievale: stando alla scheda catalografica il manoscritto è opera di un frate francescano, fiorentino o senese. Le sue fonti e dottrine cosmologiche invece sono probabilmente di origine siriaca, ovvero relative all'astronomia dei Caldei, termine con il quale le fonti classiche latine e greche indicano gli astronomi della Mesopotamia o della Siria, sacerdoti-scribi specializzati in astrologia e altre forme divinatorie, in quanto - al tempo - astronomia e astrologia (oggi è ormai stabilito che l'origine dello zodiaco non è egiziana, bensì babilonese) erano strettamente collegate.

Isabelle Draelants, direttrice della ricerca presso l'Institut de Recherche et d'Histoire des Textes di Parigi, storica medievale, è la studiosa che più si è occupata dell'analisi dei quattro manoscritti, ancora esistenti, del Liber Nemroth. Secondo la studiosa il manoscritto presente nelle nostre raccolte - pur lacunoso - è la versione più lunga e completa del dialogo.

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Attraverso una galleria fotografica, potranno essere apprezzate le inusuali tavole illustrate, dai colori intensi, a penna e/o pennello, contenute in questo manoscritto. Un tale paratesto iconografico è piuttosto raro, sostiene la studiosa, nella letteratura medievale latina, anche di argomento scientifico; esso non ha una mera funzione ornamentale ma accompagna il testo, completandone la spiegazione. Inoltre Nemroth nel dialogo afferma che le immagini rappresentate hanno lo stesso potere performativo del Creatore ed esercitano un'influenza in chi le osserva.

Nemroth, Nembrod, Nembrot o Nembrotto (ebraico Nimrod, Volgata Nemrod) è un personaggio biblico dei primi tempi dopo il diluvio (Genesi X, 8-10); presente nella Divina Commedia, in ognuna delle tre cantiche (Inferno XXXI, 34-81; Purgatorio XII, 34 ss.; Paradiso XXVI, 126). Re di città babilonesi, potente cacciatore, costruttore della torre di Babele. La leggendaria costruzione rimanda non solo al paradigma della confusione linguistica ma anche al suo utilizzo come osservatorio astronomico e, dunque, al personaggio di Nemrod in qualità di astrologo e astronomo.

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Brunetto Latini, che Dante volle riconoscere come suo venerabile maestro, probabilmente incontrò il Liber Nemroth in qualcuno degli scriptoria francesi frequentati durante l'esilio, ai tempi della composizione dei Livres dou Tresor. In quest'opera, redatta in lingua francese durante il periodo di lontananza dell’autore da Firenze (1260-1266), sono inclusi alcuni riferimenti alla vicenda della torre di Babele (con tanto di misure relative all'altezza e alla larghezza della torre) e viene menzionato più volte il gigante Nemroth, identificato come primo re del genere umano. Inoltre viene fatto riferimento al fatto che Nemroth parlasse caldeo dopo Babele ("persino lo stesso Nimbrod cambiò il proprio linguaggio da ebraico in caldeo") e che fece un viaggio in Persia, la terra dalla quale provenivano i Magi, sacerdoti dell’antica religione persiana, cui tarde tradizioni greche attribuivano doti di astrologi e indovini: "allora se ne andò in Persia, e alla fine se ne ritornò nel proprio paese, cioè Babilonia, ed insegnò al popolo una nuova legge, e faceva loro adorare il fuoco come un dio"Tramite Brunetto Latini, potrebbe essere passata a Dante l'immagine del gigante Nemroth che nel bel mezzo del canto XXXI dell'inferno urla parole incomprensibili: «Raphèl maì amècche zabì almi»; nel cerchio glaciale però il gigante compare nelle consuete vesti di cacciatore e non nei panni di astronomo e astrologo, non discostandosi quindi dalla più comune rappresentazione del personaggio trasmessa dalla tradizione biblica e patristica, oltre che dall’iconografia medievale.

Bibliografia essenziale: 

- Isabelle Draelants. Le Liber Nemroth de astronomia : Etat de la question et nouveaux indicesRevue d'histoire des textes, 2018, XIII, 2018, p. 245-329. 

- Isabelle Draelants. 'Depingo ut ostendam, depictum ita est expositio': Diagrams as an Indispensable Complement to the Cosmological Teaching of the 'Liber Nemroth de astronomia'. Rosalind Brown-Grant; Patrizia Carmassi; Gisela Drossbach; Anne D. Hedeman; Victoria Turner; Iolanda Ventura. Power and the Paratext: Inscribing Knowledge in the Medieval Book, Studies in Medieval and Early Modern Culture (66), Medieval Institute Publications; De Gruyter, p. 57-92, 2019, Inscribing Knowledge in the Medieval Book: The Power of Paratexts, 978-1-5015-1332-9. 

Testo di Stefania Marengo
La riproduzione fotografica del "Liber Nemroth" è stata effettuata da Michele Vacchiano