Storia del Mausoleo della Bela Rosin
Il Mausoleo è un edificio neoclassico, progettato dall'architetto Angelo Demezzi nel 1886, la cui costruzione fu ultimata nel 1888. Realizzato a pianta circolare, con circa sedici metri di diametro e altrettanti di altezza, ha una croce latina posta sulla cupola lastricata di rame. La scalinata di cinque gradini introduce nell'androne, ornato da sedici colonne alte cinque metri: otto di esse compongono il colonnato sulla facciata, mentre le rimanenti disposte su due file retrostanti, formano tre corte navate, due delle quali terminano in nicchie.
Circondato da un parco di circa trentamila metri quadrati, di forma rettangolare, cintato da un muro alto circa tre metri, esso si affaccia su Strada del Castello di Mirafiori, al confine tra il comune di Torino e quello di Nichelino. Entrando dal lato occidentale del parco attraverso un cancello tripartito di ferro battuto, recante sulla sommità le insegne dei Conti di Mirafiori, si percorre il viale, un tempo alberato, che conduce al Mausoleo.
Ai lati della cancellata si trovano due bassi corpi di fabbrica, in origine adibiti a guardiola, attualmente usati dal Cicap, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale e le Parascienze (fabbricato di sinistra) e dalle Biblioteche civiche torinesi con un punto prestito e lettura, collegato alle altre biblioteche con il servizio di prestito intersistema per cui è possibile riconsegnare i libri in una qualsiasi altra biblioteca del Servizio Biblioteche. In alcuni giorni del fine settimana alcuni volontari e volontarie del progetto Senior civico della Città accolgono i visitatori raccontando la storia del luogo, di Rosa Vercellana e Vittorio Emanuele II e delle radici storiche del quartiere.
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La storia del Mausoleo è stata tormentata da episodi drammatici e degradanti fino al recente restauro. Nel 1970 il Comune di Torino acquistò il sepolcreto ancora intatto dall'ultima discendente di Rosa Vercellana, Vittoria Guerrieri Gromis di Trana, senza però averne deciso la destinazione. Nel 1972 il parco fu aperto al pubblico e quello stesso anno il mausoleo fu profanato: i sepolcri furono aperti in cerca di gioielli. I resti di Rosa Vercellanea e dei suoi discendenti furono allora trasferiti al cimitero monumentale di Torino.
Nel 1974 il Comune risistemò sommariamente i danni, ma altre azioni vandaliche si susseguirono fino agli anni Ottanta. Dal 1984 il Mausoleo divenne oggetto di interesse e di ipotesi di recupero da parte dei vari sindaci della Città di Torino, da Diego Novelli a Giorgio Cardetti fino a Valentino Castellani, la cui giunta approvò nel 2001 il progetto di manutenzione straordinaria e recupero presentato dagli architetti Aimaro Isola e Roberto Gabetti (marito di una discendente di Rosa Vercellana).
I lavori di restauro conservativo, durati quasi tre anni, sono terminati nell'estate 2005. Sono state apportate solo alcune modifiche: l'altare è stato spostato dall'interno alla parte posteriore esterna dell'edificio, nel parco; il pavimento attualmente è un parquet in legno, ma è visibile nelle nicchie il pavimento originale in mosaico; è stato realizzato un trompe l'oeil nella parte superiore, per ricordare il soffitto a cassettoni completamente rovinato sia dagli atti vandalici sia dalle intemperie; per ovviare a quest’ultimo inconveniente, l'apertura al centro della cupola è stata chiusa da una copertura in vetro sormontata dalla croce, a ricordo della destinazione originaria dell'edificio. Per il resto, l'intervento di restauro ha seguito le indicazioni originali del progetto, mantenendo il marmo chiaro e venato e le colonne chiare.
Inaugurata domenica 25 settembre 2005 dal sindaco Sergio Chiamparino, la struttura è stata data in gestione alle Biblioteche civiche torinesi, che vi organizzano manifestazioni, cicli di conferenze, mostre, letture, concerti e spettacoli teatrali, in collaborazione con altri enti e associazioni.
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Rosa Vercellana nacque a Nizza Marittima il 3 giugno 1833 da Teresa Griglio e Giovanni Battista Vercellana, originario di Moncalvo d'Asti, militare di carriera. Ebbe due fratelli: Adelaide e Domenico. Il padre, dopo essersi distinto nell'esercito napoleonico, ottenne poi una medaglia al valore e il grado di "tamburo maggiore” nei granatieri di Sardegna dell'esercito di Carlo Alberto.
Nel 1847 la famiglia viveva a Racconigi, dove il padre di Rosa comandava il presidio della tenuta di caccia. Qui la ragazza incontrò per la prima volta Vittorio Emanuele II, ancora principe ereditario, ma già sposato con Maria Adelaide d'Asburgo Lorena e con quattro figli. Vittorio Emanuele aveva 27 anni, Rosina appena 14. Sulle circostanze dell'incontro esistono versioni diverse; in ogni caso i primi incontri furono clandestini, per non sfidare l'opposizione del re Carlo Alberto e le leggi che proibivano severamente il "rapimento" di ragazze di età inferiore ai 16 anni.
Nonostante la relazione con Rosa Vercellana, il Re non trascurò i doveri coniugali né le numerose amanti da cui ebbe parecchi figli, molti dei quali riconosciuti. Ma mentre le altre relazioni ebbero breve durata e si conclusero quasi tutte con dei nuovi nati dal cognome Guerriero o Guerrieri (che il re riservava ai figli delle sue amanti) e una pensione, quella con Rosa continuò per tutta la vita.
Da lei Vittorio Emanuele ebbe due figli: Vittoria, nata nel 1848, ed Emanuele, nato nel 1851. La relazione fra colei che tutti chiamavano la Bèla Rosin (bella Rosina) e il principe Vittorio Emanuele, diventato re nel 1849, fece scandalo e fu avversata sia dai nobili che dai politici, specialmente dopo la morte della regina, avvenuta nel 1855. Ma Vittorio Emanuele non cedette e l'11 aprile 1858 nominò Rosa Vercellana Contessa di Mirafiori e Fontanafredda, comprando per lei il castello di Sommariva Perno. Con lo stesso decreto attribuì incarichi di prestigio ai familiari di Rosa Vercellana e assegnò il cognome Guerrieri ai figli.
Nel 1869, il Re si ammalò e temendo di morire sposò Rosa Vercellana con il solo rito religioso (che non conferiva alla Vercellana nessuno dei diritti e poteri di regina). Dopo il matrimonio, il Re guarì e per qualche anno i due formarono una coppia regolarmente sposata. Il matrimonio civile avvenne il 7 ottobre 1877, a Roma. Rosa Vercellana diventò moglie del Re, non regina, bensì sposa morganatica. Due mesi dopo, il 9 gennaio 1878, Vittorio Emanuele morì. Lei gli sopravvisse fino al 26 dicembre 1885, trascorrendo gli ultimi anni della sua vita nel palazzo Feltrami di Pisa, che il Re aveva acquistato per la figlia Vittoria.
Poiché la casa reale le negò il diritto di riposare col marito al Pantheon di Roma, non essendo mai stata regina, i figli decisero di innalzare per lei un mausoleo a Torino, denominato il "Mausoleo della Bela Rosin".
Link utili
MuseoTorino. Pantheon di Mirafiori, Mausoleo della Bela Rosin
Bibliografia. Rosa Vercellana, la "Bela Rosin"
Atlante monumenti adottati. I.C. Adelaide Cairoli. Mausoleo della Bela Rosin
Anno scolastico 1995/96. Gli alunni della Scuola media Colombo scrivono alla Bela Rosin