Ripensare la globalizzazione: disuguaglianze

Emmanuel Saez e Gabriel Zucman

Sulle disuguaglianze causate dalla globalizzazione ha scritto molto Branko Milanovic, economista della City University di New York, sia in Chi ha e chi non ha. Storie di disuguaglianze (Il Mulino, 2012) sia in Ingiustizia globale. Migrazioni, disuguaglianze e il futuro della classe media (Luiss University Press, 2017). Nel primo grafico di questo secondo libro Milanovic mette in rapporto i guadagni dei redditi nel ventennio 1988-2008 con il livello dei redditi stessi. Ne risulta una curva che è stata chiamata ‘dell’elefante’ perché mostra come in quel periodo si sia verificata nel mondo una crescita dei redditi più bassi e un declino di quelli medi, ma al tempo stesso una forte risalita dei redditi più alti, come nellaproboscide di un elefante. Chi sono i beneficiari della globalizzazione? «In nove casi su dieci - scrive Milanovic - appartengono a economie emergenti asiatiche, in prevalenza la Cina, ma anche India, Thailandia, Vietnam e Indonesia», e in particolare si tratta dei più poveri in questi paesi. A questa «classe media emergente», come la chiama Milanovic, si contrappone una classe media dei paesi più ricchi, soprattutto dell’Europa occidentale, del Nord America, dell’Oceania e del Giappone, che invece vede il proprio reddito declinare nella globalizzazione. Infine, c’è un ultimo gruppo di individui molto ricchi distribuiti nei vari paesi del mondo i cui redditi, nello stesso ventennio, aumentano significativamente. Dunque si può dire che la globalizzazione abbia prodotto dei ‘vincitori’ nei cittadini più poveri di alcuni paesi emergenti e nei super ricchi di tutto il mondo, e dei ‘perdenti’ nella classe media dei paesi più ricchi.

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Branko Milanovic. Chi ha e chi non ha. Storie di disuguaglianze (Il Mulino, 2012) e Ingiustizia globale. Migrazioni, disuguaglianze e il futuro della classe media (Luiss University Press, 2017).

All’origine delle disuguaglianze globali è dedicato anche un libro di Thomas Piketty, Il capitale nel XXI secolo (Bompiani, 2014), in cui l’autore analizza le serie storiche di accumulazione e distribuzione del capitale a partire dal XVIII secolo. «Quando il tasso di rendimento del capitale – scrive l’autore – supera regolarmente il tasso di crescita della produzione e del reddito – come accadde fino al XIX secolo e come rischia di accadere di nuovo nel XXI – il capitalismo produce automaticamente disuguaglianze insostenibili, arbitrarie, che rimettono in questione dalle fondamenta i valori meritocratici sui quali si reggono le nostre società democratiche». Quali sono le nostre principali conclusioni, raggiunte grazie alla possibilità di attingere a fonti storiche finora inesplorate? La prima conclusione è che occorre diffidare, in una materia del genere, di ogni determinismo economico: la storia della distribuzione delle ricchezze è sempre una storia profondamente politica, che non si esaurisce nell’individuazione dei meccanismi puramente economici. In particolare, la riduzione delle disuguaglianze osservata nei paesi sviluppati tra il 1900 e il 1910 e tra il 1950 e il 1960 è innanzitutto dovuta all’incidenza delle due guerre e delle politiche pubbliche messe in campo in conseguenza di questi eventi traumatici. Così come la crescita delle diseguaglianze dal 1970 al 1980 e successivamente è soprattutto dovuta ai cambiamenti politici degli ultimi decenni, specie in materia fiscale e finanziaria. La storia delle diseguaglianze dipende dalla rappresentazione di ciò che è giusto e di ciò che non lo è che si fanno gli attori economici, politici, sociali, dai rapporti di forza tra questi attori, e dalle scelte collettive che ne derivano; è ciò che viene determinato da tutti gli attori coinvolti. La seconda conclusione, nodo centrale del libro, è che la dinamica della distribuzione delle ricchezze si muove su fenomeni di grande portata, motori sia di convergenza che di divergenza in assenza di qualunque strumento naturale o spontaneo che controlli il prevalere di tendenze destabilizzanti che innescano la diseguaglianza.
Cominciamo con i meccanismi a favore della convergenza vale a dire a favore della riduzione e della compressione delle disuguaglianze. Il principale fattore di convergenza sono i processi di diffusione delle conoscenze e di investimento sulle competenze e nella formazione. Il gioco della domanda e dell’offerta, così come la mobilità del capitale e del lavoro, che ne costituisce una variante, possono intervenire ugualmente in questa direzione, ma in misura meno intensa, e spesso in forma ambigua e contraddittoria. Il processo di diffusione delle conoscenze e delle competenze è l’elemento cruciale, il meccanismo che consente al tempo stesso la crescita generale della produttività e la riduzione delle disuguaglianze sia all’interno di ciascun paese sia a livello mondiale, come dimostra il riequilibrio economico attualmente raggiunto da molti paesi poveri ed emergenti, a cominciare dalla Cina, rispetto ai paesi ricchi. Adottando i modelli di produzione e raggiungendo i livelli di qualificazione dei paesi ricchi, i paesi meno sviluppati colmano i ritardi di produttività e accrescono il reddito nazionale. Tale processo di convergenza tecnologica può essere favorito dalle aperture commerciali, ma si tratta fondamentalmente di un processo di diffusione delle conoscenze e di condivisione del sapere - bene pubblico per eccellenza- più che di un meccanismo di mercato.

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Thomas Piketty, Il capitale nel XXI secolo (Bompiani, 2014)

Al rapporto tra disuguaglianze e salute nello scenario globale è dedicato invece il libro di Angus Deaton, La grande fuga. Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza (Il Mulino, 2015). «I popoli del mondo non stanno soltanto guadagnando anni di vita e diventando più ricchi - scrive Deaton - stanno anche crescendo in altezza e in forza, con altri importanti vantaggi, uno dei quali è lo sviluppo delle loro capacità cognitive. Tuttavia, come è accaduto per la mortalità e il reddito, anche questi vantaggi si sono distribuiti in modo disuguale. Ai tassi correnti, dovranno trascorrere secoli prima che i boliviani, i guatemaltechi, i peruviani e gli asiatici del sud possano diventare tanto alti quanto sono gli europei. Perciò, benché molti abbiano fatto la loro fuga, in milioni sono rimasti indietro, e il mondo di differenze che ne risulta è attraversato da disuguaglianze visibili persino nei corpi».

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Angus Deaton, La grande fuga. Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza (Il Mulino, 2015) e Emmanuel Saez e Gabriel Zucman. Il trionfo dell’ingiustizia. Come i ricchi evadono le tasse e come fargliele pagare (Einaudi 2020

Di disuguaglianze scrivono anche Emmanuel Saez e Gabriel Zucman (che parteciperà al Festival Internazionale dell'Economia 2023) nel loro libro Il trionfo dell’ingiustizia. Come i ricchi evadono le tasse e come fargliele pagare (Einaudi 2020). «Dal 1980 in poi, il sistema fiscale statunitense - scrivono gli autori - arricchisce i vincitori dell’economia di mercato e impoverisce quelli che dalla crescita economica traggono ben pochi benefici. [...] Facciamo un esempio: nel 1970 gli americani più ricchi versavano al fisco, tenendo conto di tutte le tasse, oltre il 50% del proprio reddito, cioè il doppio di quanto versavano i lavoratori. Nel 2018, dopo la riforma fiscale di Trump, per la prima volta negli ultimi cento anni, i miliardari hanno pagato meno tasse di metalmeccanici, insegnanti e pensionati. Per i ricchi le tasse sono tornate ai livelli degli anni Dieci del Novecento, quando le dimensioni del governo erano un quarto di quelle attuali. È come se un secolo di storia fiscale fosse stato cancellato». «Al di là del caso americano – proseguono gli autori – la storia che raccontiamo riguarda sostanzialmente il futuro della globalizzazione e il futuro della democrazia. Perché, se è vero che negli Stati Uniti il cambiamento è stato estremo, l’ingiustizia fiscale sta trionfando anche altrove. La maggior parte dei paesi ha registrato un aumento più o meno marcato delle disuguaglianze e un ridimensionamento della progressività delle imposte, in uno scenario segnato da elusione crescente e concorrenza fiscale sfrenata».

Fa parte di: Festival Internazionale dell'Economia 2023 - Ripensare la globalizzazione. Consigli di lettura.

Testo a cura di Festival Internazionale dell'Economia - Editori Laterza.