Ripensare la globalizzazione: povertà

Abhijit V. Banerjee e Esther Duflo

Dalla globalizzazione resta fuori una parte del mondo, quella che Paul Collier ha definito L’ultimo miliardo in un libro il cui sottotitolo recita Perché i paesi più poveri diventano sempre più poveri e cosa si può fare per aiutarli (Laterza, 2008). «Per quarant’anni – scrive Collier – la sfida dello sviluppo ha messo un mondo ricco, abitato da un miliardo di persone, di fronte a un mondo povero, con cinque miliardi di persone». Ma da qualche anno il quadro è cambiato: «il Terzo Mondo si è ristretto» e «la maggior parte di quei cinque miliardi di persone, circa l’80%, vive in paesi che in realtà si stanno sviluppando, spesso ad un ritmo incredibilmente sostenuto. La vera sfida dello sviluppo è costituita dalla presenza, in fondo alla fila, di un gruppo di paesi rimasti indietro e che, in molti casi, stanno crollando. I paesi che fanno da fanalino di coda convivono con il XXI secolo ma la loro realtà assomiglia a quella del XIV: guerre civili, epidemie, ignoranza. Sono concentrati soprattutto in Africa e in Asia centrale, ma ce ne sono anche altri sparsi qua e là. Persino durante gli anni Novanta del secolo scorso - considerati, col senno di poi, come il decennio d’oro tra la fine della guerra fredda e l’11 settembre - il reddito dei paesi appartenenti a questo gruppo è calato del 5%».

Image

 Paul Collier. L’ultimo miliardo  (Laterza, 2008) e William Easterly. La tirannia degli esperti. Economisti, dittatori e diritti negati dei poveri (Laterza 2015)

Tra le cause di questo mancato sviluppo, secondo William Easterly, c’è anche l’atteggiamento di alcune grandi istituzioni internazionali, che negli ultimi decenni hanno finanziato i paesi poveri. «L’approccio convenzionale allo sviluppo economico, agli sforzi per rendere ricchi i paesi poveri - scrive Easterly in un libro intitolato La tirannia degli esperti. Economisti, dittatori e diritti negati dei poveri (Laterza 2015) - si fonda su un’illusione tecnocratica, e cioè la convinzione che la povertà sia un problema eminentemente tecnico da risolvere attraverso soluzioni tecniche come fertilizzanti, antibiotici o integratori alimentari», e non si cura di quella che nel libro è ndicata come «la vera causa delle povertà: il potere senza controlli dello Stato a danno di cittadini poveri e senza diritti. [...] Per il tramite di questa illusione, i tecnici, senza volerlo, conferiscono nuovi poteri e nuova legittimazione allo Stato in quanto entità incaricata di applicare soluzioni tecniche. Gli economisti che patrocinano l’approccio tecnocratico hanno una visione terribilmente ingenua del potere: sono convinti che allentando, o addirittura rimuovendo, i vincoli che lo delimitano, il potere resterà benevolo».

Image

 Abhijit V. Banerjee e Esther Duflo. L’economia dei poveri. Capire la vera natura della povertà per combatterla (Feltrinelli 2012)

Alla povertà nel mondo globale è dedicato un altro libro, L’economia dei poveri. Capire la vera natura della povertà per combatterla (Feltrinelli 2012), scritto da due economisti che hanno partecipato al Festival nelle passate edizioni: Abhijit V. Banerjee e Esther Duflo. Come scrivono gli autori, il libro «ci aiuta a capire, per esempio, perché la microfinanza è utile pur non essendo quel miracolo che alcuni speravano che fosse; perché i poveri spesso finiscono per chiedere cure sanitarie che fanno più male che bene; perché i bambini poveri frequentano la scuola per diversi anni senza imparare nulla; perché i poveri non desiderano n’assicurazione sanitaria. Inoltre, ci spiega perché tante formule magiche di ieri sono diventate oggi idee fallimentari. Il libro ci indica anche i provvedimenti in cui possiamo riporre la nostra speranza; i motivi per cui i sussidi simbolici possono avere effetti ben più che simbolici; com’è possibile migliorare le polizze assicurative offerte dal mercato [...]».

Fa parte di: Festival Internazionale dell'Economia 2023 - Ripensare la globalizzazione. Consigli di lettura.

Testo a cura di Festival Internazionale dell'Economia - Editori Laterza.