Beatrice Salvioni a Leggermente, 14 novembre 2023

Beatrice Salvioni con Dylan

La guerra vecchia tutti l'hanno già dimenticata o se ne ricordano solo se fa comodo. Adesso parlano di quella nuova, non lo vedi?
(Beatrice Salvioni,La Malnata)

Nell'ambito del progetto Leggermente, i GdL Cesare Pavese e LeggiAmo | Letture condivise a KM0 hanno incontrato Beatrice Salvioni, che ha presentato il suo romanzo d'esordio La Malnata (Einaudi, 2023), la storia di un'amicizia - ribelle e apparentemente impossibile - fra due ragazze con un differente status sociale: Francesca, a cui è affidata la narrazione, ha dodici anni e proviene da una famiglia borghese (il padre possiede infatti un cappellificio e la madre rimpiange gli anni in cui recitava in una piccola compagnia teatrale) e Maddalena, considerata dall'intera comunità, la Monza degli anni ‘30 del secolo scorso, una malnata, cioè una che porta sciagura, disgrazia. Il romanzo ci porta nella provincia lombarda, è ambientato in una Monza oppressa dal fascismo: siamo per l’esattezza nel 1935 e sullo sfondo c'è la Guerra d’Etiopia. Francesca scopre proprio con Maddalena l'importanza della disobbedienza e della ribellione, cosa significa diventare donna quando le uniche voci che contano sono sempre quelle dei maschi: «Nel loro mondo c’erano solo due certezze. La prima: le cose che non si riuscivano a spiegare erano state mandate dal demonio o dal Signore, a seconda che colpissero chi loro ritenevano una persona dabbene o una canaglia. L’altra: non è mai colpa dei maschi».

Il sostantivo 'malnato' ha origini letterarie, ricorre più volte in Dante, sia come aggettivo che come sostantivo - con il significato di 'nato per sua sventura' - sia con riferimento a imperfezioni fisiche ma l'autrice ci ha raccontato che in realtà per lei il termine appartiene al proprio lessico famigliare - con il significato attenuato e scherzoso di discolo e scavezzacollo - anche se la parola - nell'area lombarda - risale addirittura al modo in cui il popolo appellava i figli illegittimi di Ludovico il Moro.

Con questa storia Maddalena, la Malnata, entra a far parte di quella schiera di personaggi letterari che sono stati esclusi e posti al margine dalla comunità di appartenenza solo per un comportamento considerato sbagliato o per il loro aspetto fisico. Per Malpelo di Giovanni Verga sono i capelli rossi, per la Malnata un angioma, una macchia rossa sulla tempia - dove si diceva fosse stato il diavolo a toccarla - diventa segno fisico della diversità. 

La Malnata, per la sua particolare postura nel mondo, rappresenta però il riscatto di Rosso Malpelo, il tragico protagonista dell’omonima novella verghiana. Il ragazzo - non si sa se per «bieco orgoglio» o  «disperata rassegnazione» - accetta passivamente tutte le violenze e i soprusi del mondo circostante; invece Maddalena non solo ha il dono di vedere con maggior acutezza quella stessa società che la giudica ma la sua ribellione ci appare di straordinaria potenza. 

Un tratto che accomuna Malpelo alla Malnata è la crudeltà verso gli animali: Malpelo sfoga la propria rabbia verso l'asino della cava, che viene picchiato perché se potesse picchiare «ci pesterebbe sotto i piedi e ci strapperebbe la carne a morsi». La Malnata strappa invece la coda alle lucertole e vuole tagliare la lingua dell’oca perché desidera «solo imparare come si uccide». Non c’è apparente pietà da parte delle due amiche di fronte ad un gatto trovato morto: «Il corpo del gatto pesava come fosse stato riempito di sassi anche se sembrava una cosa insignificante, nera e sporca in mezzo alla coperta» ma questa irrilevanza in realtà riflette la propria stessa scarsa importanza, all'interno di un ordine sociale spesso oppressivo e crudele nei confronti delle generazioni più giovani. 

In opposizione ai precetti contenuti nel Decalogo della Piccola Italiana (1935) che deve compiere «il proprio dovere di figlia, di sorella, di scolara, di amica, con bontà, letizia», che deve essere disciplinata e «obbedire con gioia ai superiori», la Malnata mette in atto la ferocia del femminile, quella forza dirompente - al contempo creatrice e distruttrice - tanto temuta dal potere maschile, pervasivo ma arroccato su un terreno internamente fragile. Il tema della potenza oscura e feroce nel femminile è ampiamente affrontato in un saggio di Jude Ellison S. Doyle, Il mostruoso femminile, sulla natura selvaggia della femminilità. Dall'altra parte l'etimologia latina di monstrum riporta alla doppia accezione di mostruosità ma anche meraviglia, prodigio, miracolo. 

Occorre ricordare che Salvioni ha vinto il Premio Calvino racconti nel 2021, che aveva come tema il fantastico, con Il volo notturno delle lingue mozzate. In questo racconto le donne devianti - che hanno voluto avere una voce - vengono punite con il taglio della lingua perché tacciano per sempre. La quarta parte del romanzo La Malnata si intitola appunto La lingua mozzata dell’oca: una simbologia che l'autrice ripropone con significati solo apparentemente diversi. D'altra parte il silenzio femminile imposto è spesso condensato in molti titoli di libri militanti: Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più di Michela Murgia, Sii bella e stai zitta della filosofa Michela Marzano e Stai zitta e va' in cucina. Breve storia del maschilismo in politica da Togliatti a Grillo del giornalista Filippo Maria Battaglia. 

C’è poi un elemento magico e fantastico nella narrazione (altrimenti inserita in una cornice storica e realistica), ampiamente presente fin dalle prime pagine; nelle ultime righe del prologo Salvioni dipinge la Malnata come una sorta di creatura stregonesca, dotata del «potere della voce», e dunque in grado di far accadere le cose: «Non avevo ancora imparato che bastava una sua parola per decidere se meritavi di essere salvato o ucciso, di tornare a casa con le calze zuppe o di restare a dormire per sempre con la faccia affondata nel fiume». Nel libro di Silvia Federici Calibano e la Strega si indaga il fenomeno della caccia alle streghe nel XVI e XVII secolo in Europa: «Strega era anche la donna ribelle, lingua lunga, attaccabrighe, che imprecava, litigava, bestemmiava, malediceva e non piangeva sotto la tortura. Va sottolineato però che "ribelle", in questo caso non rimanda necessariamente ad alcuna attività eversiva in cui le donne fossero coinvolte» ma descrive piuttosto un tratto della personalità e Federici afferma che la «caccia alle streghe fu dunque una guerra contro le donne» dato che la stregoneria, al contrario dell'eresia, era considerata un fenomeno prevalentemente femminile. Quando l'incursione di elementi magici si inserisce in un orizzonte realistico il lettore può liberamente oscillare, esitando tra la spiegazione naturale e soprannaturale e - come sottolinea Italo Calvino nella introduzione alla raccolta Racconti fantastici dell'Ottocento - «l'elemento soprannaturale [...] appare sempre carico di senso, come l'insorgere dell'inconscio, del represso, del dimenticato, dell'allontanato dalla nostra attenzione razionale». 

Come abbiamo sottolineato durante la conversazione con Salvioni, dall’essere considerata una malnata, quasi una strega, ad essere internata in manicomio - all'epoca - il passo era assai breve: tra il 1927 e il 1941 i pazienti degli ospedali psichiatrici passarono da 60.000 a quasi 95.000 e molti di loro erano donne (su questo particolare «percorso dell'esclusione» si legga Malacarne. Donne e manicomio nell'Italia fascista di Annacarla Valeriano). 

Le partecipanti ai gruppi di lettura hanno osservato con particolare attenzione il 'mondo dei grandi' presente nel romanzo: gli adulti, anche le figure genitoriali, sono  descritti come sciocchi, ingenui, confusi, frivoli, sprovveduti, egoisti, irresponsabili, appaiono persi nei loro bisogni/desideri, come spalmati su un substrato inerte e fangoso; le madri delle due ragazze in particolare - figure tragiche accomunate dalla perdita di un figlio - hanno dismesso entrambe, anche se in modo diverso, il loro ruolo e infranto la relazione con le figlie; è inoltre presente una coralità giudicante e malevola, rappresentata dalle vecchie della chiesa, che personificano una religiosità di pura facciata.

Salvioni attua una vera e propria risignificazione del termine malnata, che da insulto si trasforma in un modo di essere, una delle infinite possibilità posizionali e modali del nostro stare al mondo; come sottolinea la stessa dedica - che l'autrice ha scritto per la Biblioteche civiche torinesi - il neologismo malnitudine diventa l'augurio per una più ampia libertà di pensiero, un'arte volta a rafforzare criticamente il nostro spirito. 

Testo di Stefania Marengo (Biblioteche civiche torinesi). 

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Beatrice Salvioni - La Malnata (Einaudi, 2023).jpg

La registrazione dell'incontro con Beatrice Salvioni è avvenuta a cura delle Biblioteche civiche torinesi. Il video è stato pubblicato sul canale YouTube delle BCT. L'evento si è svolto in collaborazione con Libreria Gulliver