Via della Cittadella: la sede riscostruita (dal 1960 a oggi)

La nuova sede di via della Cittadella e il testo della pergamena murata nelle sue fondamenta

Premessa

In questa scheda e nelle schede a essa collegate verranno presentate le principali fonti documentarie disponibili relative alle sedi che la Biblioteca civica ha occupato nel corso del tempo.
Per chiarezza di esposizione si è scelto di redigere una scheda per ciascuna sede, più una scheda preliminare dedicata alla lunga e controversa discussione in Consiglio comunale che precedette la decisione finale di collocare il nuovo Istituto presso il Municipio.

Quale sede per la nuova biblioteca?: le proposte (1855-1869)
La Biblioteca a Palazzo civico: il problema dello spazio (1869-1929)

La Biblioteca in corso Palestro: la nuova sede (1929-1943)
Palazzo Carignano: una sede provvisoria (1948-1960)
Via della Cittadella: la sede ricostruita (dal 1960 a oggi)

Un palazzo di dodici piani attrezzato con venti chilometri di scaffali

La necessità di avere una sede adeguata è così fortemente sentita dalla cittadinanza che spesso la stampa locale, nel quadro più generale dei progetti di risistemazione della Città, pubblica articoli riguardanti la nuova biblioteca.

La Nuova Stampa del 9 febbraio 1954, infatti, così scrive: la Civica sembra fatta apposta per scontentare tutti. Abbiamo già parlato altre volte del locale infelice, uno stanzone enorme con accatastate alle pareti pile di volumi, non riscaldato a dovere e che in queste settimane di rigida temperatura respinge coloro che vorrebbero frequentare la biblioteca. Il progetto per la nuova sede è caduto nelle reti della burocrazia e vi rimarrà impigliato chissà fino a quando.
Il 7 luglio 1955: il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha rinviato al Comune per la terza volta il progetto chiedendo modifiche agli schemi di circolazione del pubblico nell'interno dell'edificio, ai servizi igienici e alla sala lettura per i ragazzi, mentre il 27 ottobre 1956 segnala che la Giunta comunale ha deciso ieri sera di indire entro un mese l'appalto dei lavori per la ricostruzione della biblioteca civica. Su La Nuova Stampa del 3 agosto 1957 l'avv. Peyron, sindaco di Torino, dichiara imminente l'inizio dei lavori.

Stampa Sera del 4-5 gennaio 1958 pubblica finalmente i dati della nuova sede: Un palazzo di dodici piani del costo di mezzo miliardo, attrezzato con venti chilometri di scaffali, sale di lettura, per il disegno e l’audizione di dischi. Il progetto, il trentacinquesimo della serie, è a firma di Mario Daprà, dipendente dell’ufficio tecnico comunale, che si è preoccupato in primo luogo della tranquillità del pubblico. Dal momento che le grida dei fruttivendoli non avrebbero certo favorito lo studio e la meditazione; l’ing. Daprà ha così deciso di separare la biblioteca in due parti: la torre libraria verso il lato rumoroso del mercato di corso Palestro e l’ala minore, che si affaccia su una zona più silenziosa destinata ad accogliere le sale di lettura.

 Il giorno 11 gennaio 1958 viene posata sulle poderose fondamenta che avevano sostenuto i bastioni della cittadella la prima pietra del nuovo edificio [...] il primo a venire disegnato ed eretto appositamente per una biblioteca italiana del tipo e delle dimensioni della Civica torinese. Così Enzo Bottasso in La Biblioteca civica, 1967, che pubblica anche il contenuto della pergamena murata al centro dello scavo (si veda l'immagine in foto). Ricorda inoltre che fra il luglio e l'ottobre 1960 viene trasferito e ordinato nel capace magazzino librario di 12 piani tutto il materiale già disposto sugli scaffali, o rimasto accatastato, per mancanza di spazio, nel Palazzo Carignano.

Il 3 novembre 1960, alle ore 12.30, secondo la notizia riportata da La Stampa dello stesso giorno, il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi inaugura la nuova sede.

Luciano Tamburini nel 1980, in Biblioteche, musei d’arte, ne rimarca lo sviluppo verticale, con una distribuzione interna che negli anni successivi avrebbe mostrato i suoi difetti , l’imponente monumentalismo con un magazzino accentrato in un volume a parte e le difficoltà logistiche: luce scarsa malgrado innumeri finestre, neon accesi lunghe ore al giorno, riscaldamento insufficiente. Il tutto collegato da aperture esigue e strette scalette, precarie per la sicurezza […] Vasto atrio per metà reso inagibile dall’ingerenza dello scalone […] Né assai più numerosi i posti disponibili, cumulandovi anche la sala di consultazione, di quelli della sede scomparsa.

Nonostante ciò la risposta del pubblico fu notevole: la media dei frequentatori superò quelle degli anni Trenta: 61.152 lettori nel 1961, 66.152 nel 1962, 72.024 nel 1963 (Enzo Bottasso, La Biblioteca civica, 1967)

La nuova sede, dotata di tre sale, per i periodici, in modo da ridurre al minimo la perdita di tempo di categorie di lettori spesso affrettate (Enzo Bottasso, La Biblioteca civica di Torino, 1973), per la lettura generale, e la consultazione di repertori e bibliografie, accoglie anche la biblioteca popolare centrale, prima allestita in un appartamento di piazza Carignano 8, opportunamente rinnovata e classificata in modo da renderne gli scaffali liberamente accessibili al pari di quelli della biblioteca per ragazzi dai sei ai quindici anni ad essa affiancata, quale indispensabile complemento di ogni servizio organico di lettura pubblica (Bottasso, La Biblioteca civica, 1967). La Stampa del 7 aprile 1964 dà notizia dell’inaugurazione della biblioteca per ragazzi prevista per la giornata del 13 aprile: L’esperimento è il primo del genere in Italia […] la lettura in sede sarà molto invitante: il locale è infatti confortevole ed accogliente, festosamente decorato da artistici pannelli, con nove tavolini a quattro posti. È la prima volta infatti in Italia che viene istituita una sezione riservata alle giovani generazioni con finalità non soltanto didattiche ma anche “di svago”. I rari tentativi presenti sul territorio nazionale riguardano allestimenti sporadici realizzati su scala minore e non inquadrati razionalmente in biblioteche per adulti. La presenza nella sala di volumi che stimolino l’amore per la lettura ha lo scopo di incitare i giovanissimi alla frequentazione della biblioteca.

Qualche mese prima, La Stampa comunica l’intenzione dell’Usis (United States Information Service) di donare alla Città la biblioteca americana attualmente funzionante nella sede di piazza S. Carlo (La Stampa27 novembre 1963), consegnata nella giornata del 24 febbraio 1964 (Stampa Sera, 24-25 febbraio 1964). Ancora Tamburini, in Biblioteche, musei d’arte, segnala che gli ambienti residui del secondo piano accolsero - per scelta superiore - la biblioteca dell'Usis (ribattezzata J. F. Kennedy). Col tempo, tuttavia, l'ente proprietario provvide al recupero dei pezzi migliori finchè parve opportuno a tutti decidere la fusione dei rimasti con le 300 mila opere della biblioteca, restituendo doverosamente lo spazio alla cittadinanza intera.

Per approfondire

Per il approfondire l’argomento si consulti la bibliografia sulla Biblioteca civica.

 

Testo di Cinzia Botto (Sezione Manoscritti e rari)

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