Palazzo Carignano: una sede provvisoria (1948-1960)

La sede di Palazzo Carignano, attiva dal 1948 al 1960

Premessa

In questa scheda e nelle schede a essa collegate verranno presentate le principali fonti documentarie disponibili relative alle sedi che la Biblioteca civica ha occupato nel corso del tempo.
Per chiarezza di esposizione si è scelto di redigere una scheda per ciascuna sede, più una scheda preliminare dedicata alla lunga e controversa discussione in Consiglio comunale che precedette la decisione finale di collocare il nuovo Istituto presso il Municipio.

Quale sede per la nuova biblioteca?: le proposte (1855-1869)
La Biblioteca a Palazzo civico: il problema dello spazio (1869-1929)

La Biblioteca in corso Palestro: la nuova sede (1929-1943)
Palazzo Carignano: una sede provvisoria (1948-1960)
Via della Cittadella: la sede ricostruita (dal 1960 a oggi)

Un corredo librario ridotto di quasi due terzi

La Biblioteca civica del 1929 vide la sua fine nella notte tra il 7 e l’8 agosto 1943, quando i due piani vennero completamente demoliti da un bombardamento aereo. Venne risparmiato il magazzino librario, scoperchiato ma rimasto compatto nonostante le deformazioni della scaffalatura metallica [...] I volumi raccolti sotto le macerie e la polvere vennero temporaneamente ricoverati nelle cantine rimaste indenni; ma ad una loro utilizzazione si provvide soltanto a partire dal 1947 (Enzo Bottasso, La Biblioteca civica, 1967) quando si decise di destinare il salone principale di Palazzo Carignano per il provvisorio allestimento della Civica.

Gli scaffali metallici della preesistente sede vennero riadattati sì da ospitare, su complessivi 2151 metri di palchetti, sessantamila volumi, e con altro arredamento di fortuna (ancora le parole di Bottasso tratte dall’articolo di cui sopra), il 31 marzo 1948 la Civica riprese a funzionare. La nuova Stampa nella giornata del 30 marzo ne dà notizia con le seguenti parole: domattina alle 10 si riapre al pubblico la Biblioteca Civica nella sede provvisoria di palazzo Carignano.

Si tratta chiaramente di una soluzione di fortuna in un momento storico di gravi necessità emergenziali e importanti obiettivi da raggiungere legati alla ricostruzione postbellica. Nel 1980 LucianoTamburini in Biblioteche, musei d’arte, sottolinea la dissonanza fra l'aulica impaginata ottocentesca e le scaffalature metalliche, fatte per restare occulte ed esibite invece (per necessità) quali ossa d'uno scheletro. Evidenzia anche il freddo e l'umidità che utenti e libri sono costretti a sopportare. In effetti anche la stampa locale lamenta il grande disagio vissuto dagli studiosi e auspica una rapida soluzione per una nuova e definitiva sede. Nell’articolo Le biblioteche municipali del 1950, Carlo Revelli rileva che i saloni troppo alti, non permettono che uno scarso riscaldamento d'inverno e lasciano accumulare facilmente la polvere d'estate. Se in migliori condizioni è la sala di consultazione, quella di lettura, che dà direttamente sulle scale, per la sua stessa posizione non offre al pubblico la tranquillità necessaria.

Nonostante le cattive condizioni di abitabilità e un corredo librario ridotto di quasi due terzi, il pubblico riprende a frequentare la Civica con un'affluenza che raddoppia nel giro di due anni: gli 8.615 lettori del 1948 diventano 19.150 nel 1949: un numero tuttavia risicato per Revelli nell’articolo già citato del 1950 se messo a confronto con i 67.000 utenti del 1938.

Tre anni dopo, Enzo Bottasso nell’articolo Un anno di lavoro nelle biblioteche civiche, con spirito più ottimistico aggiorna la cittadinanza sul riallestimento: Il piano superiore della nuova scaffalatura metallica ha accolto parecchi dei nostri fondi più consistenti ed importanti [...] A migliaia poi si vengono sistemando, al piano inferiore, i volumi dei vecchi fondi, riordinati in modo da sfruttare al massimo il sempre scarso spazio disponibile, e rischedati, data l'assoluta insufficienza dei cataloghi compilati prima del 1928. Ricorda inoltre che nei mesi precedenti il montaggio degli scaffali si era allo stesso modo provveduto a effettuare la medesima operazione per i doni pervenuti dopo il 1941 e per i volumi acquistati, integrando i cataloghi con l'inserimento delle schede corrispondenti e, in parallelo, sottoponendo ad una completa e radicale revisione, il catalogo per autore e quello per soggetto, assicurando così un rispetto molto più rigoroso delle norme in uso, senza dimenticare con ciò il vasto ed eterogeneo pubblico della Civica, agevolandolo nelle ricerche con rinvii ed altri accorgimenti.

L’attenzione per le esigenze del pubblico trova corrispondenza nell’allestimento della Biblioteca circolante centrale in un alloggio del terzo piano dell'edificio che ospita anche il teatro Carignano (La Nuova Stampa, 24 febbraio 1948) già aperta prima della Civica, nella dislocazione della Biblioteca musicale già a partire dal febbraio 1946 (Enzo Bottasso, La Biblioteca civica, 1967) in due stanzette del più piccolo fra i teatri municipali (Enzo Bottasso, La Biblioteca civica di Torino, 1973) e nella rete delle diciotto biblioteche circolanti, annesse alle scuole elementari e aperte Il sabato pomeriggio e la domenica mattina caratterizzate da una fascia sociale di pubblico più modesto rispetto a quello della Centrale

Il 4 gennaio 1947, inoltre, La Nuova Stampa dà notizia dell'apertura, nella giornata precedente, di una sezione di libri americani, con prevalenza di opere di carattere letterario, storico e scientifico con apertura provvisoria in via Maria Vittoria 7E dalle ore 15 alle ore 18 nei giorni lunedì, mercoledì, venerdì.

La distribuzione delle proposte culturali sul territorio torinese, condizionata fortemente da una città frammentata dai bombardamenti, acuisce il disagio urgente di rinascita. Nel già citato articolo del 1950 Carlo Revelli ricorda: C'è però qualche cosa di particolare nel pubblico che frequenta attualmente la Biblioteca civica: quel tono di "provvisorio" che si sente appena entrati dalla porta a vetri che non chiude bene crea una frattura tra pubblico e ambiente che non è facilmente rimediabile. Solamente una nuova sede, che non sia un vecchio edificio adattato a biblioteca, potrà sanare quella frattura.

Per approfondire

Per il approfondire l’argomento si consulti la bibliografia sulla Biblioteca civica.

 

Testo di Cinzia Botto (Sezione manoscritti e rari)

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