Ordinamento delle raccolte e cataloghi in Biblioteca civica. Direttore Enzo Bottasso (1951-1972)

Trasporto dei volumi nella nuova sede della Biblioteca civica, 1960

Premessa

In questa scheda e nelle schede a essa collegate verranno esaminate le fonti documentarie più significative (a esclusione dei regolamenti che saranno trattati in una scheda dedicata) aventi per oggetto, fra l'altro, l’ordinamento delle raccolte e i cataloghi della Biblioteca civica, che saranno considerati dal punto di vista della loro evoluzione storica: dal febbraio 1869, anno di inaugurazione della biblioteca, al 1959, anno che precede il trasferimento dalla sede temporanea di Palazzo Carignano al nuovo edificio di via della Cittadella.

L'esposizione di una vicenda così complessa e relativa a un arco cronologico molto esteso (circa novant’anni) verrà svolta in cinque schede di approfondimento:

1. Ordinamento delle raccolte e cataloghi in Biblioteca civica. Giuseppe Pomba (1869)
2. Ordinamento delle raccolte e cataloghi in Biblioteca civica. Direttore Daniele Sassi (1873-1904)

3. Ordinamento delle raccolte e cataloghi in Biblioteca civica. Direttore Enrico Mussa (1909-1926)
4. Ordinamento delle raccolte e cataloghi in Biblioteca civica. Direttore Luigi Màdaro (1926-1948)
5. Ordinamento delle raccolte e cataloghi in Biblioteca civica. Direttore Enzo Bottasso (1951-1972)

Presentiamo in questa scheda alcuni brani tratti da tre testi (del 1965, del 1967 e del 1973 - in cui si descrive la situazione dell'Istituto nel 1952) di Enzo Bottasso, direttore della Biblioteca dal 1951.

La Biblioteca nel 1952

Nell'appendice al volume La Biblioteca pubblica: esperienze e problemi, alla prima parte di carattere storico intitolata L’origine e le vicende segue la seconda parte dal titolo Il primo anno di lavoro e la ricostruzione (1952), dedicata all’attività della biblioteca in quell’anno nella sede di Palazzo Carignano, quando già l’Ufficio tecnico del comune tracciò un razionale progetto di ricostruzione dell’edificio all’angolo di via della Cittadella e di corso Palestro, approvato dal consiglio comunale e quindi passato all’esame della competente autorità governativa.
Prosegue Bottasso: Ma l’attesa della realizzazione di questi progetti non può e non deve esonerarci dall’attendere con ogni possibile accorgimento a rendere più capace e funzionale la molto provvisoria sistemazione nelle tre sale di Palazzo Carignano occupate, per un insufficiente ripiego, nel 1947.
Il magazzino librario, cui si è potuto assicurare un minimo di sicurezza - premessa indispensabile non solo per qualsiasi iniziativa, ma anche per i compiti più elementari di conservazione del nostro patrimonio - è stato corredato di scaffalature metalliche recuperate fra il materiale sinistrato ed opportunamente riattate. Ai 2.151 metri di palchetti su due piani installati nel 1947, quando fu resa possibile la riapertura al pubblico della biblioteca con un primo corredo di 60.000 volumi, se ne sono così aggiunti 1.335 nel mese di ottobre. Di conseguenza si sono potuti mettere in ordine, e quindi a disposizione del pubblico molti dei più che 100.000 volumi ancora accatastati alla rinfusa sul pavimento o rimasti nelle cantine di Palazzo Madama, chiusi nelle casse che servirono allo sgombero imposto dalle misure belliche di protezione antiaerea.
Il piano superiore della nuova scaffalatura metallica ha accolto parecchi dei nostri fondi più consistenti e importanti, come le sezioni Fascismo, Gea, Giobertiana, le librerie Bobba, Cervi, Ferdinando di Savoia, Gioberti, Occella. A migliaia poi si vengono sistemando, al piano inferiore, i volumi dei vecchi fondi, riordinati in modo da sfruttare al massimo il sempre scarso spazio disponibile, e rischedati, data l’assoluta insufficienza dei cataloghi compilati prima del 1928. Nei mesi precedenti al montaggio degli scaffali già si era provveduto a compiere le medesime operazioni nei riguardi della maggior parte dei doni pervenuti dopo il 1941 e lasciati in disparte, mentre veniva intensificato il normale incremento librario.

Insieme al problema dell’inserimento delle nuove schede si è presentato quello dell’integrazione dei cataloghi con le decine di migliaia di schede corrispondenti ai fondi rimessi a disposizione del pubblico. In occasione di questa necessaria operazione sia il catalogo alfabetico per autore, sia quello per soggetti vennero sottoposti ad una completa e radicale revisione, tuttora in corso, allo scopo di eliminare le disuguaglianze, le inesattezze e gli errori di ordinamento conseguenti alle varie traversie subite dalla Biblioteca dopo il 1929, anno in cui vennero impostati, su schede di nuovo modello, i due cataloghi suddetti, limitati purtroppo al materiale librario acquistato dopo di allora. Si è assicurato così un rispetto molto più rigoroso delle norme in uso, e perciò stesso una maggiore uniformità di criteri, senza dimenticare il carattere della biblioteca ed il vasto pubblico a cui essa si rivolge, e che si è cercato di agevolare nelle ricerche con numerosi rinvii ed altri accorgimenti. Nello stesso tempo si è gettata una base più solida per il lavoro, lungo ed impegnativo, di completa ricatalogazione dei vecchi fondi.

Non sono stati trascurati neppure gli sparsi e spesso infelici locali che ospitano gli uffici, la biblioteca circolante centrale e quella musicale, tutti, nel corso di quest’anno, decentemente ripuliti e rimessi un ordine, sì da permettere una migliore e più razionale utilizzazione dello spazio sempre troppo esiguo. Si sono così potute togliere dalle casse dov’erano relegate e ordinare in decorosi armadi le ricche collezioni di documenti e lettere sciolte, molti manoscritti, fra cui quelli del Gioberti, e i libretti d’opera: e si è travato modo di porre mano al riordinamento degli autografi acquistati nel 1934 dagli eredi Prior, tuttora privi di qualsiasi catalogo od inventario.

Proprio le le attuali condizioni della biblioteca infatti, mentre diminuiscono il peso del servizio pubblico, postulano un’azione energica ed intensa perché si possa a suo tempo trasferire nel nuovo edificio un tutto organico e relativamente efficiente, anziché una congerie informe di materiale utilizzabile solo dopo anni di lavoro.

Degno di particolare menzione il lavoro di revisione dei cataloghi e soprattutto di quello per soggetti. Vi sono state riviste e inserite le schede relative ai fondi già accantonati, e si è intrapreso il grosso lavoro di unificazione delle parole d’ordine troppo spesso scelte a casaccio, non solo senza alcun criterio di uniformità, ma anche senza alcun nesso logico fra di loro e col contenuto delle singole opere. Come prima guida è stato preso il più vasto «soggettario» a stampa esistente, quello della Library of Congress.

La Biblioteca nel 1965

Nella Guida al catalogo alfabetico per soggetti l’autore scrive: La Biblioteca Civica di Torino fu in origine ordinata secondo il sistema di classificazione più diffuso a quel tempo in Europa: quello del Brunet. Della terza classe di questo (Scienze ed Arti), ritenuta di maggiore utilità per il pubblico, fu stampato un catalogo alfabetico nell’anno stesso dell’apertura, mentre il relativo inventario sistematico in una cinquantina di volumi rimase in uso fino al 1927.
Nel 1887 il direttore, Daniele Sassi, pubblicò un progetto di catalogo a schede per voci di soggetto da aggiungere a quello già esistente per autori come
Indice analitico bibliografico, corredato da parecchie centinaia di voci. Il progetto però non ebbe seguito ed il catalogo alfabetico per soggetti fu iniziato solo nel 1927 in sostituzione dell’interrotto inventario sistematico a registri, per il materiale di nuova accessione. La medesima incertezza e disparità di criteri osservata nei primi indici per soggetti del Bollettino delle pubblicazioni italiane rese però fin dall’inizio di uso assai dubbio questo strumento, e fu ulteriormente aggravata, col passar degli anni, da squilibri e manchevolezze di ogni genere nella schedatura.

Nei primi mesi del 1952, in seguito alla distruzione per vicende belliche dell’edificio che la Biblioteca aveva occupato dal 1929 ed al parziale riordinamento dei fondi librari in una sede provvisoria, si decise il rifacimento integrale dei vecchi cataloghi sia per autori che per soggetti: quest’ultimo, sulla base di una revisione completa delle voci del catalogo esistente per ovviare all’enorme dispersione del materiale riguardante lo stesso argomento, alla moltiplicazione dei sinonimi, alle disparità di formulazione. La progettata operazione consistette in realtà in una serie di revisioni ciascuna delle quali si protrasse per due o tre anni e condusse alla stesura di un indice delle voci - dattiloscritto in più copie in modo da venir messo a disposizione del pubblico - a sua volta base preziosa per ulteriori elaborazioni e correzioni.
Fu veramente
un fare disfare e rifare protratto per tredici anni, pur tra rallentamenti e interruzioni inevitabili per l’esiguità delle forze a disposizione e l’urgenza dei compiti posti dalla ricostruzione della sede e dal costante aumento del servizio pubblico. Le dimensioni non eccessive della Biblioteca e le limitazioni stesse poste al suo funzionamento, fino al 1960, dalla sistemazione provvisoria consentirono le rettifiche di impostazione e gli spostamenti, anche voluminosi, di intiere categorie di voci resi inevitabili da un procedere - soprattutto all’inizio - per tentativi, guidato dalla sola esigenza fondamentale di ridurre il numero e semplificare l’enunciazione delle voci secondo criteri capaci di permetterne il più razionale raggruppamento, in ordine ai rispettivi contenuti, nella successione alfabetica, e insieme per quanto possibile conformi agli abiti acquisiti dai lettori attraverso l’uso degli strumenti di ricerca dell’informazione di tipo più affine al catalogo alfabetico, cioè delle enciclopedie e dei dizionari.
L’afflusso di abbondante materiale in grado di arricchire ed equilibrare meglio il catalogo sì da far fronte più compiutamente ai compiti di informazione spettanti ad una biblioteca pubblica fu assicurato sia dai nuovi acquisti, sia dallo spoglio di periodici (per gli argomenti di particolare interesse per l’Istituto), sia dalla non meno fruttuosa catalogazione ex-novo del materiale acquisito fino al 1952.

Solo gradualmente chi scrive queste righe, partito quasi esclusivamente col sussidio, fra la più moderna bibliografia sull’argomento citata nel paragrafo precedente, della quinta edizione de Subject Headings della Biblioteca del Congresso e della Practical Guide dell’Haykin, pervenne nel corso stesso delle successive revisioni ad una precisa coscienza della complessità dei problemi fin qui esposti.
L’Indice delle voci in cui è stata riassunta questa esperienza catalografica non rappresenta certo il solo approdo possibile dei principi venuti delineando attraverso tutta una serie di approfondimenti e di scelte nel corso dell’esperienza stessa (più che di un approdo, anzi, si dovrebbe parlare di una tappa certo importante, ma non definitiva, di una rielaborazione destinata a proseguire con ritmo più tranquillo, dopo il relativo assestamento raggiunto, finché la Biblioteca esisterà e funzionerà). Come ogni altro complesso di norme non è altro che un esempio, più o meno ricco di mende, di disuguaglianze, di contraddizioni - inevitabili in un primo tentativo - dei risultati ricavabili da una determinata impostazione di un problema, anche se investito dall’impegnativo compito di saggiarne la validità.

La Biblioteca nel 1967

Nel testo La Biblioteca civica l’autore traccia a grandi linee la storia della Biblioteca civica di Torino.
Giunto agli anni della Seconda guerra mondiale e alla distruzione della nuova sede della Biblioteca di corso Palestro (inaugurata quattordici anni prima, nel 1929) nel corso del bombardamento aereo avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 agosto 1943, così descrive gli eventi immediatamente successivi: I volumi raccolti sotto le macerie e la polvere vennero temporaneamente ricoverati nelle cantine rimaste indenni; ma ad una loro riutilizzazione si provvide soltanto a partire dal 1947, quando si potè finalmente disporre dell’immenso salone del Parlamento italiano nell’ala ottocentesca di Palazzo Carignano, prospiciente la piazza Carlo Alberto. Gli scaffali metallici ricuperabili furono parzialmente riattati e con altro arredamento di fortuna si diede inizio a un parziale funzionamento nella seconda metà del 1948.
Gli 8.615 lettori di quell’anno divennero 19.150 nel 1949, 23.210 nel 1950, 24.370 nel 1951, per aumentare progressivamente
con l’aumento del numero dei volumi, riordinati e catalogati ex-novo, messi a loro disposizione; già nel corso del 1952 si incominciò il rifacimento su nuove basi del catalogo alfabetico per autori e di quello per soggetti. Dai 25.511 frequentatori del 1952 si salì gradualmente ai 62.358 del 1959, quando ormai nell’area della sede distrutta stava risorgendo un nuovo e più capace edificio.

La nuova sede della Biblioteca civica in via della Cittadella venne inaugurata il 3 novembre 1960.

Per approfondire

Per il approfondire l’argomento si consulti la bibliografia sulla Biblioteca civica.

 

Testo di Gianfranco Bussetti (Ufficio Studi locali)